Ogniqualvolta si pensa a Peck ciascuno ha i suoi ricordi da condividere, alcuni del glorioso passato, scintillante vetrina che negli anni dello sviluppo ha accompagnato e guidato al piacere gastronomico le famiglie di Milano, non solo quelle abbienti, ma anche quelle che, almeno una volta l’anno, volessero concedersi il lusso di portare a casa una prelibatezza sfornata dalle grandi cucine alle spalle degli altrettanto grandi banconi di gastronomia.
Anch’io conservo il piacere delle puntate, spesso natalizie, per un tradizionale spuntino al primo piano o per quell’autolesionistico piacere di mettersi in coda su più file difronte ad esperti e attenti banconieri per il tradizionale patè o per un’insalata di mare impareggiabile.
Così come mi rese fiero, anni or sono guidare una delegazione di cuochi baschi, tutti insigniti di stelle Michelin, tutti convinti appartenenti a Slow Food, tutti sorpresi dalla magnificenza, dalla qualità e dall’organizzazione di questo angolo di paradiso dei Gourmands.
Negli ultimi anni sono intervenuti diversi cambiamenti ed oggi la guida aziendale non è più della famiglia Stoppani, tuttavia proprio questi sono stati l’occasione per ripensare la proposta complessiva, riuscendo, magari, ad aprirsi ancor di più alla città, con nuove idee, più adeguate ai tempi, anche se la formula di base apparentemente non cambia, perché non c’è maggior conservatore dell’uomo comune che trova rassicurazione in ciò che conosce.
Quindi, banco gastronomia sempre protagonista, nuova linfa al momento del pranzo veloce, con una formula brunch e declinazione dell’offerta secondo nuovi parametri.
Nascono così “Al Peck” al piano superiore, ristorante gastronomico guidato da Matteo Vigotti, con attenzione per tradizione e creatività; Piccolo Peck, definito “caffè gastronomico” pensato per un servizio lungo tutta la giornata per offire una pausa a chi entra in negozio per la spesa o per curiosare; infine Peck Italian Bar, per un servizio più informale, con una particolare attenzione al buon bere ed al mangiare di qualità.
In conclusione, Peck rinnova se stesso, attento a non deludere i vecchi clienti, pronto a soddisfare le esigenze di quelli nuovo, anche i più giovani che di solito imparano a conoscere il regno del buon cibo milanese tra le gambe di mamma e papà, aspettando il proprio turno per goderne in tutte le su forme.
Aldo Palaoro