Fin dalle prime classi delle superiori, durante le vacanze estive, comincia a lavorare come cameriere negli alberghi del lungomare di San Benedetto del Tronto. Non ha esperienza ma ci sa fare e impara presto come farsi benvolere dai clienti e dai colleghi di lungo corso e a sedici anni si ritrova a ricoprire il ruolo di maître in un importante hotel, pur continuando a non vederci uno sbocco professionale per il suo futuro.
Altri segnali? La madre, ottima cuoca autodidatta, alla Tavernetta negli anni ’80, così apprezzata dalla proprietà da consentirle di chiamare anche il marito come addetto alla griglia, per poi approdare ambedue alla gestione della Lampara, un ristorante con camere in una palazzina in stile Liberty sul lungomare di San Benedetto.
Una volta diplomato, lui si trasferisce a Bologna per iscriversi alla facoltà di Economia e Commercio e con gli amici comincia la scorribanda nelle discoteche della città che un tempo confondeva la notte con il giorno. Così capita al Paquito, vicino alla stazione, che non era certo il top nel settore. Conosce il giovane titolare e gli elenca difetti e potenzialità inespresse del locale. Quello, incuriosito, gli propone di provare a rilanciarlo, così Piero s’inventa event manager assumendo l’incarico di direttore artistico della discoteca, rivelando doti comunicazionali innate perché in poche settimane il locale rinasce fino a diventare un polo d’attrazione underground. Lì conosce e comincia a frequentare Arnaldo Laghi, un cuoco che aveva da poco aperto l’Osteria Al Minestraio, a Rastignano, poco fuori città, il quale in breve tempo gli propone di prendere le redini della sala, così avrebbe potuto contare su un buono stipendio continuando a frequentare l’università. Il nostro abbandona il mondo delle discoteche e comincia a servire ai tavoli sotto l’occhio attento di Arnaldo che comincia a fargli approfondire il mondo della ristorazione portandolo alla scoperta di importanti ristoranti, non solo in Italia.