Saper narrare con la bellezza delle parole è un corso di public speaking che
Pietro Arrigoni, regista teatrale, protagonista di numerose performance teatrali, ha ideato per gli allievi di ALMA, la scuola di alta cucina di Colorno.
“Coniugando un’esperienza ventennale nelle arti visive con la frequentazione e la pratica delle avanguardie teatrali ho messo a punto una mia metodologia in cui l’attenzione al gesto espressivo, con i suoi significati compositivi, conduce ad una sintesi tra creatività e comunicazione” è il preludio al suo intervento ad
Oltre i gesti, che ha creato grande stupore tra gli ospiti del forum.
“Io sono un viaggiatore curioso nel mondo della ristorazione. – spiega Arrigoni – La curiosità è il motore del mondo e dell’uomo. Grazie alla curiosità ho accettato l’invito a questo forum di cui mi ha colpito il titolo. Così come mi hanno colpito quattro, tra le tante parole espresse da Enzo Santin e Renata Fugazzi: rito, eleganza, comportamento e danza. Racchiudono davvero il significato del loro lavoro e dei loro successi”.
Per il regista è fondamentale stare dentro ai gesti “perché solo in questo modo se ne capisce l’intenzione, il peso corporeo, il volume e il valore del portato. Quindi mi sono permesso il lusso di riassumere in una serie di frasi il significato profondo della posturalità. Non mi interessa un portatore di piatti che attraversa la sala da un punto all’altro. Ci deve invece interessare la sua intelligenza, i suoi limiti, il suo sforzo, il perché delle sue scelte”.
Pietro Arrigoni sviluppa, in pochi minuti, la sua ricerca su piedi, mani, bacino, spalle, occhi di chi svolge servizio di sala, ma anche di chi è materialmente alle prese con la preparazione dei piatti. Come ha fatto nel suo corso di fronte ad aspiranti pasticceri dove ha messo in evidenza altezze e posture tra tavolo di lavoro e occhi.
“A me interessa la differenza della persona, lavoro su quella per ottenere un risultato. Partendo da un concetto: l’operatore di sala è un portatore di saperi, non è una vuota persona che porta al tavolo un piatto. Ha dentro di sé un valore, un’emozione”.
Quando, ad esempio, si prende in mano un bicchiere bisogna capirne il peso, non solo perché lo si porta al tavolo bensì perché quel bicchiere conterrà un vino, una socialità, un innamoramento. Si deve avere una precisa idea dello stare, in un luogo o in una postura perché, già da lì. Il cliente capisce che chi accoglie e serve ha qualcosa da dire e trasmettere.
“Bisogna avere coscienza che non solo la parola ma anche il corpo è uno strumento di comunicazione. Ad ALMA insegno ai ragazzi a sorridere, ad aver consapevolezza del proprio corpo e a stare all’interno di uno spazio scenico”.
In Giappone prima di fare il cuoco stai un anno in sala, imparando a capire il valore del giusto rapporto, elevando l’eccellenza dell’esecuzione e del racconto.
“Amo scavare con le parole, ma il non verbale è un codice meraviglioso che si decodifica ancor prima della parola, come scrive Cassidoro: loquacissime le mani, lingue le dita, clamoroso il silenzio. – continua Arrigoni – Braccia, mani, occhi, è davvero un vedere pieno quando si è in sala. Questo è il vero operatore di sala: che sa vedere e ascoltare. Mi piace un operatore di sala quando sforza il cuoco a raccontargli il piatto, per acquisire un sapere importante per il successo del ristorante”.
Nessuna postura forzata, nessun soldatino di stagno, ma organicità del corpo, dei gesti, dell’attenzione con tutti i sensi dal momento in cui si accoglie il cliente sull’ingresso. “È lì che inizia la vera e propria danza di cui parlava Renata Fugazzi e che trasforma la sala in un teatro” conclude Pietro Arrigoni.
Luigi Franchi