Va sottolineato che fino a quel tempo la qualità delle birre era alquanto scadente, un liquido torbido e scuro, peraltro bevuto in calici e coppe di latta o di coccio che non lasciavano intravvedere il prodotto, dalla nascita della Pilsen, invece, cambiò anche il modo di consumare birra, con il vetro trasparente affinché già l'occhio potesse gdere della piacevole bevanda e di vetri in Boemia ne potevano produrre in quantità.
Le fortune di Josef Groll, però non durarono a lungo, un po' gli incerti del mestiere, per cui i frequenti assaggi sono necessari, un po' la propensione a lasciarsi andare a grandi libagioni condizionarono la sua vita e, conseguentemente, la decisione degli abitanti di Pilsen, gli azionisti della Birreria, di allontanarlo a causa del costante stato di ubriachezza che lo contraddistingueva.
La ricetta era ormai nelle loro mani, avevano imparato bene e non avevano più bisogno di quel geniale Mastro Birrario che però aveva un comportamento ormai inadeguato. Insomma, la nascita della Pilsner Urquell si deve ad una protesta e ad un furto. Groll, tuttavia, non si perse d'animo, tornò in Baviera e forte del successo ottenuto, ereditata la Birreria del padre e tentò di replicare la miscela fortunata, in fondo il lievito lo aveva ancora anche lui. Purtroppo per lui non ci riuscì mai, perché un prodotto non è fatto solo di una ricetta, per quanto precisa, ma degli ingredienti che la compongono, della loro origine e, a parte ottimi luppoli, buon malto ed il famoso lievito, tolto alla fine del processo, Pilsen ha una caratteristica che la distingue da tante altre località, la confluenza di ben 4 fiumi con acque di grande qualità, chissà se fosse questo il segreto che Groll non riuscì a portare con se. Piace pensarlo, ma la stessa comunità di Pilsen lo credette fermamente.
La storia dell'azienda proseguì per decenni senza molti scossoni, passò, come tutte le attività umane, attraverso le due guerre e subì, soprattutto, il difficile periodo della nazionalizzazione forzata mentre l'allora Cecoslovacchia rientrava tra i Paesi d'oltrecortina, con pochi sbocchi commerciali che la facessero prosperare.
Dopo la “Rivoluzione di Velluto” e la creazione della Repubblica Ceca il mondo si riaprì alla Birreria di Pilsen, ma, ormai, era tardi e le difficoltà dei decenni precedenti, nonostante il ritorno dei privati, fece rischiare il fallimento con gravi conseguenze per un'intera comunità che poteva, come in passato, vivere sulla produzione della birra.
A risolvere la situazione ci pensò, ancora una volta, un forestiero, proveniente da lontano, ma con solide basi imprenditoriali, per salvare la storica azienda e darle nuovo impulso, ciò a dispetto dello scetticismo iniziale di chi non gradiva intromissioni esterne in un prodotto così identificato col territorio. Negli anni '90 la Pilsner Urquell venne acquisita dal gruppo sudafricano SABMiller.
Ma torniamo alla gradevole ed interessante visita che, come abbiamo fatto noi, iniziando il racconto dalla piazza e andando a ritroso nella storia di Pilsen, comincia dal fondo, da un reparto di imbottigliamento avveniristico dove, come ordinati soldatini, le bottiglie, suddivise nelle diverse tipologie prodotte in questo stabilimento, avanzano marciando sui tapis roulant, passando dalle stazioni di riempimento, etichettatura, chiusura, fino a ritrovarsi in truppe dal numero sempre uguale confezionate e pronte per la partenza alla conquista del mondo a centinaia di migliaia al giorno.