L'attesa è finita ed è divertente osservare cosa succede ad una presentazione della
Guida Michelin.
Interessante, perché tutti sanno esser cosa riservata ed esclusiva, tanto da assistere a scene gustose di chi, non avendo l'agognato accredito, si inventa di tutto per imbucarsi e si vede respinto con rigore.
Insomma uno di quei classici eventi dove non importa perché sei lì, ma che ci sei e gli altri ti vedano; sintomatica la frase di un cuoco alla prima stella che si domandava perché nessuno gli facesse un'intervista, ma il privilegio fosse riservato alle sole due o tre stelle.
La verità? Certo non il blasone, ma il farsi una foto accanto alla celebrità del momento o farsi notare ad intervistarli per poi, magari, non pubblicare da nessuna parte.
Non ne va dell'integrità della stessa Guida Rossa? Se esclusivo dev'essere che la selezione avvenga con criterio, affinché i protagonisti della giornata, le nuove stelle, e i destinatari della comunicazione, i lettori, siano rimessi al centro. Non è più tempo per i gridolini entusiasti per chi sale in questa “via lattea della ristorazione”, così come chi compra la guida vorrebbe che chi gliela racconta sia autorevole, faccia domanda serie e non banali alla presentazione.
Ci auguriamo che in futuro chi si occupa di questo aspetto sappia trarre insegnamento, soprattutto, da un cambiamento che i vertici della Rossa hanno sicuramente voluto dichiarare con il linguaggio delle immagini.
Due, infatti, i punti salienti per i quali non possiamo che rivolgere il nostro plauso, il primo è l'attenzione ai dettagli, infatti, prima
Marco Do, poi
Michael Ellis, hanno voluto porre l'attenzione sul significato dei pittogrammi e la cosa non è banale, perché il saperli interpretare è la chiave per un utilizzo efficace della guida. Su tutti segnaliamo la testolina rossa che
indica i locali “Bib Gourmand” dove si mangia bene, in un bell'ambiente, per meno di 30-35 €, ad oggi 940 ristoranti, una crescita del 30% negli ultimi 5 anni. Quindi, l'aspetto più importante, l'anonimato degli ispettori, al punto che lo stesso neo curatore
Sergio Lovrinovich è apparso solo in video, per ribadire questa filosofia che connota chi da anni si batte su questo terreno.