Il pretesto per parlare di obesità e sovrappeso, problema che affligge rispettivamente il 12% e il 34% dei bambini italiani, è fornito da una ricerca condotta dalla Queen Margaret di Edimburgo, uno dei più autorevoli istituti universitari inglesi, che ha stabilito che chi ha un problema di obesità o di sovrappeso, nel momento in cui intraprende una dieta dimagrante, purché con moderazione, può evitare di rinunciare alle bevande zuccherate. Questa ricerca, in sostanza, parte dal presupposto che è possibile perdere peso anche senza troppe ed eccessive restrizioni e che quindi le bevande zuccherate possano aiutare a compensare il desiderio di carboidrati, limitando lo stress psicologico.
Lo studio viene effettuato proprio mentre il Regno Unito sta valutando misure per contenere i costi sanitari della lotta all'obesità con un possibile l'aumento del prezzo delle bibite zuccherate. In Francia la tassa sarà introdotta dal 2012 sulle bevande gasate, Coca Cola in primis, mentre in Danimarca, per ridurre i costi sanitari di un obeso, che superano del 25% quelli di una persona normopeso, dagli inizi di ottobre è stata applicata la cosiddetta “fat tax”, un'imposta sui grassi saturi considerata la principale causa dell'aumento del livello di colesterolo nel sangue e quindi della diffusione di malattie cardiovascolari.
Burro, carne, latte, margarina, salumi ed oli costeranno di più e i cibi contenenti più del 2,3% di grassi saturi aumenteranno di 2,15 euro al chilogrammo, vale a dire il 30% in più per il burro da 250g, l’8% in più per un sacchetto di patatine, il 7,1% per un litro d’olio d’oliva.
Per contro, l’imposta dovrebbe portare ad una riduzione del consumo di grassi saturi ci circa il 10%, soprattutto del burro che scenderebbe del 15%.
La fat tax non piace all’Italia, tuttavia, come sottolinea Ignazio Marino, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Ssn, in occasione dell’Obesity day, «si fa ancora fatica a comprendere che l’obesità è una malattia vera e propria e non una condizione da sottovalutare, dato che in moltissimi casi è complicata anche da patologie cardiovascolari, respiratorie e da gravi alterazioni del metabolismo. Tutto questo comporta circa 52 mila decessi l’anno, mentre le spese che il servizio sanitario deve sostenere per curare malattie correlate all’obesità ammontano a ben 23 miliardi di euro. Siamo di fronte ad una vera emergenza di sanità pubblica, oltre che a costi che non possono più essere tollerati né sostenuti».