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Prezzi delle derrate alimentari evitiamo gli errori del passato

02/03/2011

Prezzi delle derrate alimentari evitiamo gli errori del passato
I prezzi delle materie prime non accennano a diminuire e secondo le stime dei più importanti analisti internazionali di commodity,  non si fermeranno nemmeno nei prossimi mesi.  Derrate alimentari come grano,  riso, zucchero, soia, caffè, cacao solo per citare le più importanti,  sono destinate a salire per tre semplici motivi. Uno, per una costante crescita della domanda mondiale dei paesi in forte crescita economica come Cina, India e Brasile, dove le classi medie della popolazione stanno aumentando considerevolmente. Due, per gli avversi fenomeni atmosferici  che si ripetono di anno in anno nelle diverse parti del mondo minacciando le economie locali oltre all’ecosistema in generale.  Tre,  per le forti speculazioni finanziarie che hanno trovato, nelle materie prime alimentari,  pane con cui sfamare gli appetiti di fondi d’investimento e società senza scrupoli per di raggiungere i loro obiettivi economici.
A valle di questo scenario sono evidenti le ripercussioni sui mercati mondiali. Nei supermercati delle nostre città, come sulle tavole dei ristoranti non possono che ripercuotersi i fenomeni inflattivi spesso moltiplicati dai passaggi che fanno le merci per arrivare al consumatore finale. Il pericolo non è soltanto l’inflazione, che entro certi limiti è da ritenersi fisiologica, ma sono le reazioni intraprese dai vari operatori del mercato. Come per esempio è successo  tra il 2007 e il 2008, allorquando industria e distribuzione iniziarono a fronteggiarsi a suon di minacce per ritardare gli aumenti dei listini. Gli effetti di quelle azioni furono assolutamente dannose per tutta la filiera: gli aumenti alla fine ci furono per tutti, nessuno riuscì a evitarli. Occultare gli aumenti dei prezzi per cause esogene rimpallandosi le responsabilità non serve all’industria e nemmeno alla distribuzione, se  gli aumenti non sono che un bieco tentativo per recuperare marginalità, il mercato deve farsene una ragione.

Roberto Martinelli
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