Il comparto dell’ho.re.ca. assorbe il 6,2% della produzione italiana di olio extravergine d’oliva DOP, mentre il 62,6% della produzione va alla GDO, il 4,1% ai grossisti, il 3,1% al dettaglio tradizionale, il 9,5% alla vendita diretta ed il residuo 14,4% ad altri canali. Sono i dati che emergono dal
Focus sugli oli Dop/Igp di Unaprol. Gli oli Dop e Igp riconosciuti nell’Unione europea al 6 marzo 2013 sono 117. Degli oli di qualità riconosciuti quasi il 40% è rappresentato da marchi italiani (43 di cui una IGP), seguono la Grecia (27) e la Spagna (26).
Il comparto delle produzioni Dop, con riferimento al 2011 (
ultimi dati disponibili) indica un percorso di crescita, anche se moderata: 11.229 tonnellate certificate nel 2011, con una progressione dell’8% rispetto al 2010. In crescita del 18,6% rispetto al 2010 anche il fatturato alla produzione ( che somma il fatturato all’origine mercato nazionale e quello export). In aumento il giro d’affari con un + 6,6%. Il valore alla produzione è pari a 83 milioni di euro, di cui 49 sviluppati all’estero con un + 15% nei volumi esportati. Tra le marche presenti sul mercato, solo per alcune fra le più note è possibile trovare referenze di oli Dop, perché la gran parte degli oli dop venduti all’interno della GDO, rientra in una strategia di differenziazione dell’insegna, più che dei singoli produttori. Il 45% degli oli dop venduti è a private label, come anche un altro 45% è rappresentato da diverse marche minori.
Tale situazione evidenzia una polverizzazione dei marchi degli oli Dop e l’impossibilità per gli operatori minori di detenere quote di mercato ragionevoli, soprattutto all’interno delle insegne della Grande Distribuzione. “L’olio extravergine di oliva a dop, rappresenta quasi un rifugio immateriale e conferisce la possibilità per il consumatore di concedersi un premio all’interno del proprio paniere d’acquisto” Lo ha affermato
Massimo Gargano, presidente di Unaprol, che ha aggiunto “la qualità che l’olio a dop comunica, attraverso il forte legame con il territorio, offre la possibilità di vivere un contatto attivo con i valori della tradizione e della territorialità. In uno scenario dove tutto sembra sgretolarsi concedersi “qualità”, anche se può sembrare un lusso, in realtà, nella maggior parte dei casi, è la manifestazione di una scelta d’acquisto”.