Le tendenze europee di consumo di frutta e verdura sono state recentemente analizzate dall’ Eufic (Consiglio Europeo dell’Informazione sul cibo), che ha indicato in un consumo di 386 grammi pro-capite la media europea.
Una quantità leggermente inferiore ai 400 grammi pro-capite al dì consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ma con alcune differenze rilevanti da nazione a nazione, soprattutto tra Nord e Sud del continente. Ad esempio nei Paesi scandinavi il consumo è tra i più bassi (in Finlandia 195 grammi di verdura, se si escludono patate e legumi), mentre in Grecia siamo ad una media di 756 grammi.
I dati sono stati ottenuti incrociando diverse fonti quali fonti l’Efsa, l’Oms e la Fao. E il primo ostacolo nella rilevazione deriva dal fatto che ancora non esiste una codificazione omogenea di frutta e verdura a livello comunitario: ad esempio alcune includono e altri escludono nel paniere le patate e i legumi).
E l’Italia? In questo rapporto rientra tra i paesi più virtuosi, insieme a Polonia, Germania e Austria: la media procapite di consumo nel nostro paese è di 452 grammi al giorno.
Ma come tutte le indagini statistiche sarebbe opportuno andare oltre ai numeri, come evidenzia Giorgo Mazzoli, group productor manager di Conserve Italia: “Si sapeva già che gli italiani sono fra i più assidui consumatori di ortofrutta, anche grazie ai quali gli italiani sono ai vertici delle statistiche sulla longevità.
Quello che però sarebbe interessante sapere è la tendenza di questi valori medi di quantità di ortofrutta consumata per abitante negli ultimi decenni, perché potrebbe emergere una preoccupante graduale riduzione. Purtroppo infatti presso le nuove generazioni spesso non è più sufficiente l'esempio del genitore che consuma abitualmente frutta e verdura. Il bambino e l'adolescente tende sempre più a rifiutare cibi meno gratificanti dal punto di vista organolettico, prediligendo il cibo fastfood e snack e gelati confezionati. In questo è molto importante e sarebbe assolutamente da intensificare lo sforzo educativo che ultimamente compiono le istituzioni pubbliche scolastiche. Altrimenti purtroppo gli italiani rischiano di perdere il ruolo di popolo-esempio relativamente ai modelli di sana alimentazione”.
Una riflessione che trova riscontro nell’analisi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che evidenzia le gravi conseguenze di una dieta povera di frutta e verdura, che mette all’ottavo posto tra le cause di malattie a livello globale con un’incidenza del 2,4% sul totale.
Vale la pena mantenere alto il nostro primato di paese virtuoso, anche in questo.
Jacopo Franchi