Tra i tanti prodotti eccellenti dell’agroalimentare italiano, famosi nel mondo, uno in particolare non ha deluso, nemmeno di questi tempi, le nostre aspettative.
Il
Prosciutto di Parma, proprio lui, quello con la corona, registra ottime performance sui mercati internazionali. È un segnale positivo che fa ben sperare per un ritorno alla crescita nel quadro congiunturale che il nostro Paese sta attraversando e che ancora si riflette sui consumi interni. È, però, indispensabile, secondo
Paolo Tanara, presidente del
Consorzio del Prosciutto di Parma, recuperare la fiducia di imprenditori e consumatori.
Sarà merito dell’attrattiva che il prodotto tutelato, sinonimo di qualità, genuinità e tradizione, ancora esercita all’estero, ma la leggera flessione sul mercato interno è stata ben compensata con una crescita del 2% delle esportazioni su un giro d’affari complessivo di 1,5 miliardi di euro e una produzione di circa 9 milioni.
I numeri sono di tutto rispetto; due milioni cinquecentomila prosciutti, tanti ne sono stati esportati nel 2013, per un fatturato alla produzione di 237 milioni di euro. Per il quarto anno consecutivo le esportazioni di Prosciutto di Parma crescono, specialmente sui mercati europei (+3%) e restano stabili nell’area extraeuropea. Gli Stati Uniti si confermano al primo posto con circa 500.000 prosciutti importati dall’Italia seguiti da Germania e Francia, rispettivamente 450.000 e 420.000 prosciutti, che segnano un lieve incremento a fronte del leggero calo registrato da Regno Unito, Belgio e Giappone.
Grande soddisfazione per i dati dell’export in Australia che ha compiuto un vero exploit con 80.000 pezzi, ad oggi è il terzo mercato extraeuropeo; e per il significativo 51% in più della Russia che si aggiudica la miglior performance del 2013.
Tra i fattori che hanno favorito questi risultati c’è sicuramente l’enorme successo riscosso dal segmento del preaffettato: 73 milioni di vaschette di Prosciutto di Parma assorbito per il 26% dal mercato italiano in lieve flessione (-4%) ma con una crescita del 2,5% all’estero, dove a fronte delle difficoltà registrate in tutta Europa, tranne Francia, nei Paesi extraeuropei è in forte incremento con un’impennata delle vendite in USA, Canada, Giappone e Russia.
Marina Caccialanza