Il Duomo di Lecce, il mare di Torre Sant’Andrea e di Polignano, le grotte di Castellana, la piazza di Altamura, i trulli e la chiesa di Sant’Antonio ad Alberobello, la cattedrale sul mare di Trani… Le liste non ci piacciono, ma quando si parla di Puglia ci sarebbe davvero da mettere in fila un lungo elenco per esprimere le infinite sfumature della Bellezza. A pensarlo non siamo solo noi, ma anche la rivista internazionale Wine Enthusiast che ha inserito la Puglia, unica regione italiana, nella lista delle 10 “Top Wine destination 2013”, quale perla del turismo enologico mondiale insieme a Monterey in California, a Rioja in Spagna, a Willamette Valley in Oregon, a Long Island di New York, a Douro in Portogallo, a Hunter Valley in Australia, a Danube in Austria, a Stellenbosch in Sud Africa e a Val de Vinhedos in Brasile.
Un riconoscimento, quello della nota rivista di settore, che si fonda su parametri che guardano volutamente oltre al prodotto-vino, verso la scoperta culturale resa possibile dallo stretto connubio tra vino e il suo territorio di origine, vero e proprio luogo d’avventura multisensoriale.
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L’annuncio ufficiale è stato dato qualche giorno fa a Milano in Piazza Affari, presso la sede della Borsa, alla presenza di Dario Stefàno, assessore alle Risorse Agroalimentari della Regione Puglia, Cristina Tajani, assessore alle Politiche per il lavoro, Sviluppo economico, Università e Ricerca del Comune di Milano, Giovanni Viganò, docente Master di Turismo dell'Università Bocconi, Sebastiano de Corato, presidente del Consorzio Movimento Turismo del Vino Puglia, Andrea Terraneo, presidente dell’associazione Vinarius e il giornalista Maurizio Pescari.
L’assessore Stefàno ha sottolineato come il riconoscimento non sia un punto di arrivo ma una tappa di un lungo percorso, concretizzatosi già a ottobre scorso con l’educational tuor “Puglia Wine and Land”, nel quale i produttori vinicoli pugliesi hanno incontrato diversi buyer internazionali per implementare le già brillanti performance di export: “Entrambe le occasioni raccontano la scelta della Puglia: recuperare motivazione, nell’agenda di governo come nelle nuove generazioni. L’agricoltura non è una condanna dalla quale fuggire ma orgoglio identitario segno di una tradizione antica che ci consente di fare scelte di investimento: puntiamo sui vitigni autoctoni che parlino un linguaggio autentico, difficilmente copiabile, come valore aggiunto, per fare dell’ agri-cultura un tratto caratteriale serio nella nostra regione”.
Consideriamo che la Puglia è la prima regione italiana per numero di giovani imprenditori agricoli, e che, nello specifico, il Primitivo di Manduria è stato eletto dalla maggioranza delle guide e per il secondo anno consecutivo il miglior vino d’Italia, quando solo fino a qualche anno fa era considerato un vino da taglio. “È il segno dell’evoluzione – continua Stefàno – dalla moda al territorio, di questi ultimi vent’anni, valido anche per le carni, i pesci, le verdure… che rende onore all’uomo, capace di decidere, di scegliere, di farsi un’opinione al di là di ciò che gli viene imposto”.
Territorio dunque, sempre lui: ma questa volta analizzato in termini statistici, grazie all’indagine commissionata dal Movimento Turismo del Vino della Puglia all’Università Bocconi di Milano: “Le nostre bottiglie portano cultura nel mondo, – afferma Sebastiano de Corato – come possiamo fare allora a trasformare il consumatore in potenziale turista?” La ricerca della Bocconi si orienterà su tre aree: l’analisi dei servizi aziendali a disposizione del turista, la valutazione dell’attuale stato dell’arte, le motivazioni che spingono le persone ad andare in Puglia per fare enoturismo. Come spiega Giovanni Viganò, “il turista del vino è una persona interessata anche al vino, ma che in primis sceglie una destinazione che possiede riferimenti e valori culturali, come paesaggi, arte, storia, tradizioni contadine. È un turista e come tale non è un cliente, pertanto ha motivazioni e attese specifiche: se si reca in una cantina, non vuole la lezione didattica sul ciclo produttivo, quella la trova su internet, ma cerca un incontro con la storia, dove le relazioni umane tra azienda e visitatore siano in primo piano”.
Il come supera il cosa e in questa ottica è essenziale la collaborazione tra produttori, pubblico e residenti, da coinvolgere, informare e valorizzare quale valore aggiunto potenziale. Cristina Tajani ha sottolineato il ruolo delle esperienze dei produttori pugliesi per arricchire le tematiche di Expo, ma non solo: per tutto il mese di febbraio, le bottiglie di Primitivo, Nero di Troia e Negroamaro si potranno degustare nelle principali enoteche di Milano che, per l'occasione, organizzeranno laboratori sensoriali e degustazioni guidate da autorevoli esperti; un vero e proprio road show, a cura di Vinarius, l’associazione di enoteche italiane che riunisce circa 100 fra bottiglierie e punti vendita di vino a mescita in tutto il territorio italiano e all’estero.
Un’occasione per dare ragione a Wine Enthusiast e innamorarsi della Puglia.
Alessandra Locatelli