Tuttavia, ciò che davvero incuriosiva gli ospiti era l’atmosfera del Pyongyang. Entrare nel ristorante significava immergersi in una stanza priva di finestre, decorata con immagini iconiche e nazionaliste della Corea del Nord. All’interno della sala poi, un gruppo di hostess vestite in abiti tradizionali accoglieva i clienti con canti e balli tradizionali tra una portata e l’altra.
Se il ristorante di Osdorp segnava il debutto della catena nordcoreana in Europa, nel contesto asiatico il marchio Pyongyang era già ben consolidato. I primi locali erano sorti nel nord della Cina, vicino al confine con la Corea del Nord, negli anni '90. Con l'avvento del XXI secolo poi, la catena aveva visto un’espansione significativa, con circa 100 filiali distribuite in tutta l'Asia.
Tuttavia, questi luoghi non sono stati esenti da critiche, che si protraggono ancora oggi. Sebbene possano sembrare innocui esercizi commerciali, diversi esperti sostengono che i ristoranti abbiano fini ben più oscuri, tra cui raccogliere valuta estera per il governo di Pyongyang, finanziare le attività dell'ambasciata nordcoreana nel paese ospitante e riciclare denaro. I proventi raccolti verrebbero quindi utilizzati per sostenere direttamente uno stato accusato di gravi violazioni dei diritti umani. Inoltre, i dipendenti dei ristoranti, quasi tutti trasferitisi dalla Corea del Nord apposta per lavorare nei ristoranti, per timore di fughe (che equivarrebbero a diserzioni), verrebbero strettamente controllati e non godrebbero di libertà di movimento.