È innegabile. Anche (ma non solo) grazie a Expo 2015 il termine ‘sostenibilità’ è sempre più diffuso, così come si fa realmente sempre più condiviso un approccio consapevole alle risorse naturali. E non solo da parte dei consumatori.
Da almeno una decina d’anni, infatti, le aziende produttrici hanno dimostrato una crescente attenzione all’ambiente e alla responsabilità sociale d’impresa, e, come sostiene Luciano Padrone, country manager Italia di Lamb Weston Meijer, azienda olandese specializzata nella lavorazione delle patate, le realtà più innovative hanno compreso come seguire pratiche ecosostenibili finisca col tradursi anche in un miglioramento del business e in un aumento dei profitti. Non per niente, già dal 2008 l’azienda ha avviato un programma di sostenibilità, ponendosi precisi obiettivi con una roadmap al 2020: ridurre del 50% il consumo di acqua per tonnellata di prodotto finito, diminuire del 30% quello di energia e minimizzare il flusso degli scarti.
Sono sei, in particolare, le aree specifiche sulle quali la società ha concentrato il proprio approccio ‘verde’: acqua, energia ed emissioni, patate e scarti, dipendenti, sicurezza e qualità alimentare, nutrizione e salute. Come mostra l’ultimo report sulla sostenibilità, i risultati ottenuti in ognuno di questi ambiti nel 2014, a metà strada verso il 2020, sono molto soddisfacenti. Sul fronte dei consumi, per esempio, rispetto al 2008 ogni anno viene risparmiato un quantitativo di acqua pari a quella contenuta in 114 piscine olimpioniche e di energia equivalente a quella utilizzata da 11mila abitazioni olandesi. Inoltre, per realizzare lo stesso prodotto finito sono utilizzate 51.600 tonnellate di patate in meno, grazie a un consistente aumento della resa. Traducendo il tutto in cifre percentuali, i consumi diretti di acqua sono già stati ridotti del 7%, mentre quelli di energia hanno registrato una diminuzione del 21% e la resa di utilizzo delle patate ha conosciuto un incremento annuo del 4,3%. E non è ancora tutto, visto che nel frattempo i rifiuti da discarica sono stati ridotti a zero, dal momento che riesce a trovare un impiego utile il 99,7% dei prodotti secondari e dei flussi di scarico (pari a 300mila tonnellate di materiali a base di patate).
“Affinché il nostro settore sia veramente sostenibile – afferma Luciano Padrone – dobbiamo concentrarci sulla filiera complessiva. Per questo operiamo sempre creando valore condiviso. Per fare in modo che, a lungo termine, la nostra azienda si distingua sotto il profilo della sostenibilità, dobbiamo collaborare con vari soggetti secondo diverse modalità. Crediamo che la sostenibilità sia un imperativo aziendale e una parte essenziale della modalità in cui svolgiamo la nostra attività. Riteniamo che sia nostra responsabilità ricoprire un ruolo attivo e di riferimento per lo sviluppo sostenibile nel settore industriale in cui operiamo”.
Mariangela Molinari