Ma la parte più affascinante della sua poliedrica attività è quella didattico-pedagogica rivolta ai bambini per contribuire a farli crescere come adulti migliori. Il primo laboratorio venne istituito nel 1977 nella Pinacoteca di Brera a Milano come luogo di conoscenza, scoperta e sperimentazione per i bambini, con le attività in forma di gioco per sviluppare la capacità di osservazione, manualità, creatività, pensiero critico e progettuale. Il principio di Munari era “Non dire cosa fare ma come”, perché il bambino deve esprimersi da solo, libero di fare senza che l’adulto intervenga se non attraverso l’esercizio del dialogo. Solo così potrà crescere indipendente, responsabile e capace di risolvere i problemi da solo.
Munari esortava a “conservare l’infanzia dentro di sé per tutta la vita”, salvaguardando lo spirito d’esplorazione tipico dei bambini, quando non hanno ancora consolidato stereotipi e cercano di scoprire e ordinare il mondo che li circonda.
Prima di progettare oggetti, Munari si rivolge alle persone, partendo dall’infanzia, in sintonia col metodo pedagogico rivoluzionario ideato da Maria Montessori (Chiaravalle, 1870 ‒ Noordwijk, 1952), pioniera dei diritti dei bambini e delle donne ma anche scienziata, neuropsichiatra, filosofa e ambasciatrice di pace. E il Metodo Montessori adotta fin da subito le idee e i progetti di Munari, introducendo le sue “giostre” come primissimi giochi sensoriali da appendere sulla culla del neonato per stimolarlo a mettere a fuoco gli oggetti fin dai primi giorni di vita in cui il senso della vista deve ancora svilupparsi.