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Quel gran genio di Munari, “TUTTO” alla Fondazione Magnani-Rocca

28/03/2024

Quel gran genio di Munari, “TUTTO” alla Fondazione Magnani-Rocca

A Bruno Munari (Milano, 1907-1998), geniale ricercatore e anticipatore nel mondo delle arti visive e delle arti applicate, la Fondazione Magnani-Rocca dedica fino al 30 giugno un’imponente antologica con 250 opere. Il titolo “Tutto” corrisponde al suo percorso creativo che va dall’adesione al Secondo Futurismo nel 1927, al design, fino al progetto più ambizioso, quello pedagogico coi laboratori per stimolare la creatività infantile nell’età prescolare e della prima età scolare.

 

Nella prima sezione in mostra le sue opere grafiche e pittoriche in adesione al Secondo Futurismo a partire dalla tempera su tela “Buccia di Eva” realizzata nel 1929-30 che torna ad essere esposta al pubblico dopo novant’anni grazie un collezionista privato che se l’è aggiudicata a una recente asta per la ragguardevole cifra di 140.000 Euro. Da lì inizia un percorso attraverso il tempo e le idee, le “macchine inutili” del 1930, i libri illustrati per bambini dal 1945, le “xerocopie originali”, le “Scritture illeggibili di popoli sconosciuti” del 1947, le “Pitture negative-positive” (anticipatrici dell’ Optical Art di Victor Vasarely), la grafica delle copertine Einaudi, la “mimica” dei rebbi delle “Forchette parlanti” modellati come dita, le “Sculture da viaggio” (per rompere l’anonimato degli arredi delle camere d’albergo), le ricerche sulle lettere dell’alfabeto e i tanti oggetti di design di uso quotidiano come i portacenere cubici e le lampade per la ditta Danese. Vincitore di 2 prestigiosi Compasso d’Oro (prestigioso premio italiano per il design), Munari arrivò a teorizzare l’assegnazione di quel riconoscimento agli anonimi progettisti di oggetti d’uso comune come la sdraio, la macchina del caffè alla napoletana o il cestello del pescatore.

Fondazione Magnani RoccaFondazione Magnani Rocca

Ma la parte più affascinante della sua poliedrica attività è quella didattico-pedagogica rivolta ai bambini per contribuire a farli crescere come adulti migliori. Il primo laboratorio venne istituito nel 1977 nella Pinacoteca di Brera a Milano come luogo di conoscenzascoperta e sperimentazione per i bambini, con le attività in forma di gioco per sviluppare la capacità di osservazione, manualità, creatività, pensiero critico e progettuale. Il principio di Munari eraNon dire cosa fare ma come, perché il bambino deve esprimersi da solo, libero di fare senza che l’adulto intervenga se non attraverso l’esercizio del dialogo. Solo così potrà crescere indipendente, responsabile e capace di risolvere i problemi da solo.

Munari esortava a “conservare l’infanzia dentro di sé per tutta la vita”, salvaguardando lo spirito d’esplorazione tipico dei bambini, quando non hanno ancora consolidato stereotipi e cercano di scoprire e ordinare il mondo che li circonda.

 

Prima di progettare oggetti, Munari si rivolge alle persone, partendo dall’infanzia, in sintonia col metodo pedagogico rivoluzionario ideato da Maria Montessori (Chiaravalle, 1870 ‒ Noordwijk, 1952), pioniera dei diritti dei bambini e delle donne ma anche scienziata, neuropsichiatra, filosofa e ambasciatrice di pace. E il Metodo Montessori adotta fin da subito le idee e i progetti di Munari, introducendo le sue “giostre” come primissimi giochi sensoriali da appendere sulla culla del neonato per stimolarlo a mettere a fuoco gli oggetti fin dai primi giorni di vita in cui il senso della vista deve ancora svilupparsi.

Bruno Munari, Alfabeto Lucini, 1984, sculture a tecnica mista_© Bruno Munari. Tutti i diritti riservati alla Maurizio Corraini s.r.lBruno Munari, Alfabeto Lucini, 1984, sculture a tecnica mista_© Bruno Munari. Tutti i diritti riservati alla Maurizio Corraini s.r.l

Munari descrisse la sua ricerca in un’autobiografia in trentotto frasi, da lui aggiornata sino alla fine, quasi a voler prevenire ogni postuma, ridondante celebrazione: “Quello nato a Milano nel 1907/Quello delle Macchine inutili del 1930/Quello dei nuovi libri per bambini del 1945/Quello dell'Ora X del 1945/ Quello delle Scritture illeggibili di popoli sconosciuti del 1947/ Quello dei Libri illeggibili del 1949/ Quello delle Pitture negative-positive del 1950/ Quello delle Aritmie meccaniche del 1951/ Quello delle Proiezioni a luce polarizzata del 1952/ Quello delle fontane e dei giochi d'acqua del 1954/ Quello delle Ricostruzioni teoriche di oggetti immaginari del 1956/ Quello del Portacenere cubico del 1957/ Quello delle Forchette parlanti del 1958/ Quello del design/ Quello delle Sculture da viaggio del 1958/ Quello dei Fossili del Duemila del 1959/ Quello delle Strutture continue del 1961/ Quello delle Xerografie originali del 1964/ Quello degli Antenati del 1966/ Quello del corso di design alla Harvard University USA del 1967/ Quello della Flexy del 1968/ Quello della grafica editoriale Einaudi/ Quello dell'Abitacolo del 1971/ Quello dei Giochi didattici di Danese/ Quello dei colori nelle Curve di Peano del 1974/ Quello dei Messaggi tattili per non vedenti del 1976/ Quello dei bonsai/ Quello dei Laboratori per bambini al museo del 1977/ Quello delle rose nell'insalata/ Quello della lampada di maglia/ Quello dell'Olio su tela del 1980/ Quello dei Filipesi del 1981/ Quello dell’Alta tensione del 1991/ Quello degli Ideogrammi materici del 1993/ Quello premiato col Compasso d'Oro, con una menzione onorevole dall'Accademia delle Scienze di New York/ e quello premiato dalla Japan Design Foundation “per l'intenso valore umano del suo design”/ Quello del premio Andersen per il miglior autore per l'infanzia/ Quello del premio Lego”.

Bruno Munari, Forchetta parlante, 1958, forchetta metallica. Casaperlarte, Fondazione Paolo Minoli, Cantù_© Bruno Munari. Tutti i diritti riservati alla Maurizio Corraini s.r.lBruno Munari, Forchetta parlante, 1958, forchetta metallica. Casaperlarte, Fondazione Paolo Minoli, Cantù_© Bruno Munari. Tutti i diritti riservati alla Maurizio Corraini s.r.l

Bruno Munari è “TUTTO” in queste parole e nell’imperdibile mostra, curata da Marco Meneguzzo, che ne riassume l’inesauribile creatività e le grandi capacità di sintesi, pragmatismo, realizzazione e visionarietà “Ho cercato di comunicare – diceva Munari – quello che gli altri non vedono, ad esempio un arcobaleno di profilo.

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Corposo il catalogo edito da Dario Cimorelli Editore con un saggio del curatore Marco Meneguzzo (insieme a Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca), e inediti contributi critici dei più importanti studiosi di Munari, con le riproduzioni delle opere esposte. 

La mostra è realizzata grazie al contributo di: Fondazione Cariparma, Crédit Agricole Italia. Media partner: Gazzetta di Parma, Kreativehouse. Con la collaborazione di: AXA XL Insurance e Aon, Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.

 

Fondazione Magnani-Rocca
Mamiano di Traversetolo (Parma)
www.magnanirocca.it 

 

La Brigata di cucina della Trattoria Antichi Sapori: Davide Censi, Makoto Abe, Gloria BoraschiLa Brigata di cucina della Trattoria Antichi Sapori: Davide Censi, Makoto Abe, Gloria Boraschi

Dall’Arte alla Cucina: gli “Antichi Sapori” della trattoria di Davide Censi

 

Dopo avere nutrito lo spirito visitando la mostra e le sale della Villa dei Capolavori che ospitano opere di Tiziano, Dürer, Van Dyck, Goya, Canova, Renoir, Monet, Cézanne, de Chirico, Burri e tanti Morandi, potrete dedicarvi ai nutrimenti materiali. Il consiglio di questa volta è di andare a tavola alla Trattoria Antichi Sapori (che aderisce ad Amodo, la rete dei ristoranti etici), a un solo quarto d’ora di macchina da Mamiano. All’ingresso l’accoglienza della madre del cuoco-patron Davide Censi è un segnale di benvenuto nella loro casa, con i profumi garbati e invitanti provenienti da una cucina legata alla stagionalità.

Tortelli dTortelli d'erbetta

Se volete assaggiare un piatto che esprime parmigianità all’ennesima potenza, prenotate con buon anticipo per tutto il tavolo la “Bomba di riso ripiena di piccione”, portata abituale nelle trattorie di quelle parti in altri tempi. Nei mesi invernali ogni venerdì c’è la passerella in sala del carrello dei bolliti, retaggio di abitudini purtroppo abbandonate dai più. Lasciatevi tentare dal prosciutto crudo stagionato oltre 30 mesi e dal culatello di Zibello, ma anche da inserti inusitati come la “Torta di cipolle caramellate, crema al Parmigiano” ideata da Davide Oldani e concessa in carta all’amico cuoco Davide Censi. D’obbligo a Parma sono i tortelli d’erbetta e gli anolini di stracotto di asinina in brodo di carne. Poi la punta di vitello ripiena al forno e la trippa alla parmigiana ma troverete in menu anche piatti che non vi aspettereste perché la brigata di cucina si completa da un lato con la compagna dello chef, Gloria Boraschi, che si occupa della sfoglia, delle paste fresche e degli antipasti, e Makoto Abe, venuto dal Giappone per uno stage nell’ottobre del 2005, da allora in pianta stabile nella cucina della trattoria e ora anche socio. Makoto è arrivato in Italia tramite Takashi, un ragazzo con cui Censi ha lavorato tra il 1995 e il 96, che era stato in cucina per un certo periodo con Oldani. Fu lui a dirgli: fai pure tutte le tue esperienze in Italia poi cerca di Davide Censi a Parma. Quando arrivò la sua telefonata era un momento in cui la cucina non aveva bisogno di aiuti. Lui disse “sono amico di Taka”, Davide gli rispose che poteva arrivare in qualunque momento. Da allora è ancora lì. 

La trattoria vanta il Bib Gourmand nella Guida Michelin 2024. Da tempo cura anche il proprio ampio orto.

Ben ragionata e con ricarichi contenuti la carta dei vini. Non volendo affrontare bevute impegnative potete affidarvi alle Selezioni Antichi Sapori dell’Azienda Agricola Ceci, Malvasia e Lambrusco a prezzi più che onesti.

www.trattoria-antichisapori.com

a cura di

Bruno Damini

Giornalista scrittore, amante della cucina praticata, predilige frequentare i ristoranti dalla parte delle cucine e agli inviti nei salotti preferisce quelli nelle cantine. Da quando ha fatto il baciamano a Jeanne Moreau ha ricordi sfocati di tutto il resto.

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