Il primo rapporto di Coldiretti - Eurispes sui crimini agroalimentari in Italia segnala una realtà preoccupante e che minaccia da vicino gli interessi dei produttori regolari. L’attività della criminalità organizzata, leggi “Ecomafie”, ha un volume d’affari stimato in 12,5 miliardi di euro. Di questi, 8,8 miliardi sono generati da attività illecite di vario tipo (frode con appropriazione di finanziamenti comunitari, contrabbando, sofisticazione, contraffazione, caporalato, evasione fiscale e contributiva) e 3,7 miliardi da reinvestimenti in attività lecite.
Nel dettaglio, ci sono diversi livelli di illegalità, attraverso i quali le “ecomafie” realizzano i loro profitti. Si parte da un primo livello, con usura, estorsioni, abigeato e furti, fino al secondo livello, con il controllo della manodopera (soprattutto stranieri e clandestini, i meno tutelati dalla Legge), dello stoccaggio dei rifiuti e, più in generale, del territorio, per arrivare al riciclaggio del denaro sporco. Questa eventualità si verifica soprattutto quando il “cancro” della criminalità ha intaccato i nodi strategici della filiera, come quello dei trasporti, per arrivare al drenaggio illegale dei fondi pubblici.
E' significativo che il 45% dei beni, tra immobili e aziende, sequestrati alla criminalità organizzata siano proprio possedimenti agricoli: su 1.323 aziende definitivamente confiscate, 87 operavano nel settore “agricoltura e servizi connessi”, e su 9.660 beni immobili, 1.941 erano terreni agricoli. I militari dell’Arma, nel 2010, sono riusciti a chiudere 1.275 strutture, sequestrato quasi 11 mila tonnellate di generi alimentari e 12,9 milioni di litri di bevande.
I risultati di questa economia illegale sono, invece, difficilmente quantificabili, ma non per questo sono da trascurare: i produttori agricoli devono misurarsi ogni giorno con una concorrenza sleale, libera di ricorrere alla violenza e alla corruzione per ottenere i suoi profitti; in più, si registra viene minacciata la qualità dei prodotti e il livello dell’occupazione, con svalutazione dei prezzi e omologazione, verso il basso, dei consumi.