Le imprese nazionali, comprese quelle dell’agroalimentare, stanno accentuando il processo di integrazione e di internazionalizzazione per riuscire a compensare, con l’export, la caduta del mercato nazionale. E’ emerso alla presentazione a Roma dell'annuario Istat-Ice “Le attività internazionali delle imprese”.
Complessivamente gli esportatori italiani sono 211mila, oltre 2mila in più dell'anno precedente, segno di una nuova sensibilità sul tema dell’export che è la chiave di volta della ripresa. La quota dell’Italia sulle esportazioni mondiali è arrivata al 2,79% (2,74% nel 2012) ed è aumentata in alcune aree geografiche, in particolare nell’Ue a 28 (da 4,66 a 4,74%), in Africa settentrionale (da 7,52 a 9,02%), negli altri Paesi africani (da 1,85 a 1,94%), nel Medio Oriente (da 3,21 a 3,40%) e in Asia orientale (da 0,82 a 0,87%).
Il presidente dell'Ice (ora ITA Italian Trade Agency), Riccardo Monti, nell’incontro romano ha sottolineato che si attende per il 2014 un aumento del surplus della bilancia commerciale «che potrebbe sfiorare i 50 miliardi di euro, dopo il valore record di 37 miliardi del 2013, il più alto da 17 anni. «Dopo anni in cui la globalizzazione ha fatto anche molto male all'Italia, la composizione della domanda mondiale si è orientata verso i prodotti di specializzazione italiana - ha aggiunto Monti - . Nei prossimi anni, se faremo bene il nostro lavoro, potremo avere un impatto enorme del commercio estero sulla ricchezza e sull'occupazione».
Rafforzare la presenza dei prodotti agroalimentari italiani sui mercati esteri è essenziale, ma non sempre si riesce a farlo per una debolezza strutturale e un’offerta frammentata e poi la concorrenza dei prodotti low cost è agguerrita. E’ il caso del riso made in Italy che registra un vistoso calo dell’esportazione (-32,7%), confermando le preoccupazioni dei risicoltori italiani che contestano la concorrenza sleale che viene dal riso lungo ‘indica’ cambogiano.
Analizzando la propensione all’export (ovvero il rapporto fra esportazioni e valore della produzione) per i prodotti agricoli nel quinquennio 2009-2013 è 10,5 a fronte di 9,5 nel 2009 ma di 10,9 negli anni 2010-2012, quindi c’è una flessione che va recuperata. Per la propensione all’export dei prodotti alimentari si rileva una crescita costante e graduale dal 16 del 2009 al 20,6 del 2013.
Nel complesso l’export dei prodotti agricoli cresce del 2,6%, evidenziando, tra l’altro, +9,1% di ortaggi e meloni. Le esportazioni dei prodotti agroalimentari aumentano invece del 4,5%, ma si pone in risalto, tra l’altro, un calo dell’esportazione del 7% dei succhi di frutta.
Monica Menna