Merito, dunque, di Identità Golose, aver riportato al centro l'Italia, senza la pretesa di metter in fila gli altri, ma di essere primi tra pari, di aver posto Milano al crocevia della gastronomia internazionale, perché se, infatti, altre manifestazioni mostrano i segni del tempo, Identità Milano appare forte e all'apice della sua corsa.
Anche le istituzioni se ne sono accorte e il Comune di Milano con il sindaco Pisapia e l'assessore D'Alfonso ha scelto di patrocinare il congresso.
Ora, però, rimane da chiedersi se il meccanismo sia oliato bene, se l'equilibrio dei diversi attori in gioco sia rispettato, perché è importante ricordarsi che il cuore di un evento quale Identità Golose è il confronto tra professionisti, quelli che salgono sul palco e quelli che, paganti, si siedono in sala, un valore tanto più forte se la rotazione tra gli uni e gli altri è alta, numericamente e qualitativamente. Insomma, è giusto aspettarsi che Bottura, Cracco e Adrià, citati solo a titolo di esempio, se in un'edizione non fossero compresi tra i relatori, abbiano voglia di venire al congresso e di entrarci pagando, perché affamati di informazioni.
Tutto il resto fa parte del gioco, ma come tale dev'essere fruito, altrimenti si rischia di cadere nella spettacolarizzazione, nell'idolatria dei personaggi, nella rincorsa di aziende e appassionati ad esserci, quando, invece, è importante che tutti, anche i partecipanti non professionisti, concorrano alla crescita del sistema con intelligenza e concretezza, limitando il tifo all'apprezzamento, distinguendo commercio e cultura, alimentando e diffondendo, invece, con crescente passione, la conoscenza e l'educazione alimentare che passa attraverso il continuo scambio e confronto.
Così Identità non perderà la sua identità, rispettando lo spirito originale, seppure nella forma allargata ormai raggiunta, giocando il ruolo di arena dove è gradevole trascorrere un po' di tempo, incontrando colleghi e professionisti, lasciando da parte gli eccessi e le moine; in questo modo farà ancora da traino, aprendo e garantendo spazi ad altri operatori, ciascuno con la propria dimensione.
Aldo Palaoro