Da un recente studio della Fondazione Sodalitas condotta da Gfk Eurisko per sondare il punto di vista di 183 imprese e 500 consumatori sul concetto di filiera sostenibile, risulta che la sostenibilità è considerata un “valore di riferimento” per il 58% delle imprese.
Nel mondo produttivo poi, più di un terzo delle imprese considera ''molto importante'' la sostenibilità di filiera, peccato che però solo ma solo il 29% dichiari di avere familiarità con il concetto, anche se risulta poi primario nella scelta dei fornitori.
I consumatori vorrebbero essere più informati sulla sostenibilità dei prodotti o servizi che acquistano e capire meglio quale impatto hanno sull’ambiente e sul contesto sociale: solo il 19% di loro considera ''soddisfacente'' l'informazione oggi disponibile e il 62% vorrebbe sapere di più soprattutto sugli alimentari, i detersivi, i cosmetici ed gli elettrodomestici.
Nell’agroalimentare, settore che ha fatto da apripista nell'adozione di politiche aziendali di sostenibilità, sia ambientale che sociale, perché particolarmente sensibile al tema, la richiesta di sostenibilità riguarda aziende piccole, medie e multinazionali.
Secondo Roberta Prati, responsabile Food BUREAU VERITAS Italia (organismo internazionale tra i leader mondiali nella valutazione della sostenibilità), presente in 140 Paesi – tra i quali l'Italia – le aziende italiane sanno che la certificazione equivale a sicurezza e quindi competitività. Di conseguenza, anche in tempi di crisi, le aziende non vi rinunciano.
E se la sicurezza igienico-sanitaria è ormai un prerequisito, anche se niente affatto scontato, delle aziende che puntano sulla qualità, il futuro è l'impatto zero sull'ambiente: risparmio energetico, idrico, investimenti in energia rinnovabile, rispetto delle normative contrattuali e sicurezza sul lavoro, ecc.
L’UE sta già progettando un’eco etichetta che in un futuro molto prossimo premierà le aziende virtuose dal punto di vista della sostenibilità, mentre nella distribuzione internazionale la grande distribuzione si è già attivata con etichette volontarie che attestano l’etichettatura ambientale dei propri prodotti a marchio.
Quando e se divenisse obbligatoria, saranno avvantaggiate le aziende che non si faranno trovare impreparate all’appello.