Non facciamo a tempo a sederci al tavolo, indicatoci da un cameriere, che uno dei genitori (quel giorno Acampora era a casa malato, come si sapeva da sue comunicazioni social) richiama l’attenzione della parte di sala dove ci troviamo per spiegare, soprattutto a chi è venuto per la prima volta, cos'è PizzAut.
Un breve excursus storico, ricordando i primi tempi, difficili, ma bellissimi, con anche lo stop dovuto al periodo Covid, che ha costretto a ricominciare da capo, perché non c’è nulla di peggio per un autistico che restare chiuso in casa per lungo tempo senza contatti con l’esterno.
Dicevamo, tempi duri, ma entusiasmanti, vissuti insieme ai loro figli, i quali, per capire le difficoltà che hanno superato, nei primi tempi, a fine servizio, venuto il momento di mangiare, si spargevano ai quattro lati del locale, ognuno per sé, ma oggi, invece, condividono il pasto tutti insieme, praticamente una festa tutte le sere.
Il racconto procede speditamente, per non interrompere il servizio che si svolge con un’efficienza sopra la media di molti locali abitualmente frequentati, coinvolgendo i ragazzi che capitano a tiro del genitore deputato alla presentazione, che, abbiamo immaginato, avvenga a ogni sessione oraria. I ragazzi, di volta in volta agguantati, descrivono se stessi, chi sono, da quando lavorano da PizzAut, indicando, con orgoglio, il giorno preciso di assunzione, il percorso seguito per arrivare al locale, prendendo, da soli, la metropolitana, specificando il numero di fermate e i minuti a piedi dalla stazione, descrivendo il tracciato nei minimi particolari.
Altri raccontano le competenze acquisite nel tempo e gli uffici del proprio ruolo, meticolosamente.
Quella sera, per coincidenza, era presente anche la direttrice del Gruppo, a cena con i compagni di liceo, così ha aggiunto il suo contributo di entusiasmo, sottolineando l’importanza e la bellezza di lavorare in un contesto, in cui lei stessa ha confessato di aver imparato a muoversi con il giusto tatto, senza abbracciare continuamente i ragazzi come voleva fare, con affetto e trasporto, all'inizio della sua collaborazione.