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Spreco del cibo = spreco dell'intelligenza

11/10/2013

Spreco del cibo = spreco dell'intelligenza
L’alimentazione, da sempre considerata la principale azione nella e per la vita delle persone, sta invece acquisendo il primato del paradosso. Lo si percepisce in maniera netta leggendo il report del WWF su “Quanta natura sprechiamo? Le pressioni ambientali degli sprechi alimentari in Italia”, una ricerca condotta da GFK Eurisko e presentata oggi, in vista della Giornata Mondiale dell’Alimentazione del 16 ottobre.

Riportiamo alcuni dei paradossi contenuti nel Rapporto perché permettono, meglio di ogni riflessione, di andare diretti al cuore del problema.

Oggi le statistiche confermano che il 75% dei problemi di salute sono causati da scorrette abitudini di vita e cattiva alimentazione (a fronte dell’11% associabile all’inquinamento e del 6% allo stress). Il 60%12 delle morti registrate nel mondo, 46 milioni di persone, sono attribuibili a malattie evitabili con una corretta alimentazione e una moderata attività fisica.

Se a livello pro capite gli oltre 1,46 miliardi di cinesi previsti nel 2030 raggiungessero gli statunitensi avrebbero bisogno del doppio dell’intera produzione di carta e quindi delle foreste di tutto il mondo o di 98 milioni di barili di petrolio al giorno quando la produzione attuale mondiale ammonta a 85 milioni.

Il passaggio del millennio è stato segnato, per la prima volta nella storia della nostra specie, dall’evidenza che il numero delle persone sovrappeso ha eguagliato (se non superato) quello delle persone denutrite. Il caso più clamoroso è quello del Messico dove nel 1989 meno del 10% di adulti era in sovrappeso e nessun bambino. Nel 2006, 17 anni dopo, il 71% delle donne e 66% degli uomini era in sovrappeso, cifre simili a quelle degli Stati Uniti.

Di contro, a dispetto degli impegni dei governi e delle agenzie internazionali, un settimo degli abitanti del Pianeta non ha ancora cibo a sufficienza. La povertà impedisce a milioni di persone di acquistare il cibo di cui hanno bisogno. Eppure la produzione mondiale di cibo è sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico e proteico di tutti i suoi abitanti.

Per per produrre tutto il cibo che sprechiamo, ogni anno in Italia buttiamo nel cestino fino a 1226 milioni di metri cubi di acqua, 24,5 milioni di tonnellate di CO2e e il 36% dell’azoto da fertilizzanti, utilizzati inutilmente con tutti gli impatti e i costi ambientali che ne conseguono. La responsabilità è dei consumatori, che spendono in media 316 € euro l’anno in cibo che per disattenzione o negligenza viene buttato senza essere consumato, ma anche di un sistema produttivo che troppo spesso perde cibo e risorse lungo la filiera, fino al 50% delle perdite totali, prima ancora che arrivino in tavola.

Scenari di questo tipo mettono in gioco anche l’intelligenza stessa dell’uomo, ma il problema vero è che dietro a questi paradossi ci sono lucidi disegni di una minoranza di persone ma, come scrive Tim Jackson, autore del libro Prosperità senza crescita. Economia per il Pianeta reale: “La prosperità di pochi, basata sulla distruzione ecologica e sulla continua ingiustizia sociale, non può stare alla base di una società civilizzata”.

Che fare dunque? Le analisi, i progetti, le soluzioni sono già sotto gli occhi di tutti. Basta avere la volontà di applicarle.

Le iniziative antispreco lanciate dal WWF hanno raccolto già importanti consensi tra le grandi aziende, puntano le iniziative anti-spreco che il WWF ha lanciato oggi insieme ad alcune grandi imprese che, oltre a ridurre i propri sprechi, coinvolgeranno milioni di italiani in nuovi comportamenti virtuosi per avviare il cambiamento dal basso. Si inizia dalle eco-vaschette antispreco, una versione evoluta della classica “doggy bag” americana per l’asporto del cibo avanzato, che in questi giorni sbarcheranno in Italia in tutti i ristoranti dei punti vendita IKEA. Gli scarti, invece, diventeranno concime grazie all’iniziativa sperimentale di WWF e Autogrill: ogni 100 kg di rifiuti organici raccolti nelle aree di servizio di Brianza Nord, Brianza Sud e Villoresi Est, già best practice internazionale per la tutela ambientale, saranno trasformati in circa 25 kg di compost per nutrire l’orto dell’Oasi WWF di Vanzago, dove si pratica agricoltura biologica e dove le scuole del territorio potranno imparare e coltivare. E anche Auchan e Simply, già impegnate nella lotta allo spreco attraverso la vendita di prodotti sfusi (che nel 2012 ha fatto risparmiare 4 milioni di confezioni e oltre 170  tonnellate di materiali da imballaggio), e il recupero di prodotti prossimi alla scadenza (donando ogni anno alle associazioni del settore oltre 500 tonnellate di generi alimentari, pari a oltre 900 mila pasti) si preparano a nuove iniziative anti-spreco da realizzare insieme ai consumatori.

Noi vogliamo fare nostro il manifesto di One Planet Food sulle 10 regole per un’alimentazione sana e a minor impatto ambientale, che si possono leggere qui

 Luigi Franchi
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