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Stefano Bicocchi, in arte Vito. AttorCuoco, CuoComico e RistorAttore

23/07/2024

Stefano Bicocchi, in arte Vito. AttorCuoco, CuoComico e RistorAttore

Ho sempre definito Vito un AttorCuoco, per altri CuoComico, per la sua bravura in cucina Edoardo Raspelli lo battezzò «dilettante competente». Quella passione ha portato Stefano Bicocchi ad alternare gli impegni teatrali e cinematografici con una prima serie di puntate su Gambero Rosso Channel che si chiamava “InVito a cena” in casa sua dove metteva a tavola amici attori. Poi il suo braccio destro Luciano Lorenzetti ebbe l’idea di fargli fare qualcosa col padre. Nacque la serie “Vito con i suoi”. Erano una coppia vincente, con papà Roberto che sfornava battute surreali come quando s’inventò il “Sale dello Zingaro” aromatizzato con erbe selvatiche, preparato per raccogliere soldi da una carovana di zingari accampata a San Giovanni. Hanno sempre registrato lavorando a braccio, senza copione, divertendosi loro e gli spettatori. Le ricette erano un pretesto per raccontare delle storie in ben 120 puntate ancora in palinsesto. Da quella trasmissione è nato il volume “Vito con i suoi” edito nel 2016 dal Gambero con le belle fotografie di Giovanni Bortolani. Vi si ritrova “tutto il buono dell’Emilia in 60 ricette” come i Sabadoni  (tortelli iperproteici, ripieni di castagne secche rinvenute, mostarda bolognese, cacao amaro e uva sultanina); la Torta di riso detta Torta degli addobbi, perché la si preparava in occasione del Corpus Domini, quando i paesi si addobbavano con luci e festoni; le Tagliatelle dolci fritte; la Zuppa imperiale della nonna Alice; la Galantina di pollo di papà Roberto; le Frittelle di “sgarbassa”, nome dialettale dei gambi dei cipollotti; il Vov, “ricostituente” domestico, e il Riso con latte, dolce povero che un tempo rendeva felici i bambini.

foto Bruno Daminifoto Bruno Damini

Sempre in tournée coi suoi spettacoli, Stefano-Vito ha frequentato moltissimi ristoranti stellati, fino a dirsi stufo della cucina dello stupore, di quella creatività portata all’eccesso. Oggi predilige le trattorie in cui il tempo s’è fermato, dove si sente la terra da cui provengono gli ingredienti, piatti coi sapori ben distinguibili, ricette che raccontano storie. Così, appena s’è presentata l’occasione, ha deciso di divenire anche RistorAttore aprendo la sua trattoria proprio dove «Sono nato il 23 dicembre, in Piazza Betlemme, ci è mancato pochissimo!». Quand’era piccolo era una zona povera del paese e l’adiacente via Sant’Apollinare, in occasione delle tombolate, diventava uno scenario da film neorealista, affollata di donne, vecchi, famiglie scese in strada con le proprie sedie a controllare le cartelle del gioco e ogni qualvolta dal sacchetto veniva estratto un numero, Stefano correva lungo la via assieme ad altri bambini a gridarlo a tutti i partecipanti. 

Il contesto è magico perché le vecchie case sono state completamente decorate con immagini allegoriche dal grande scenografo Gino Pellegrini, che a Hollywood aveva lavorato per i film “2001 Odissea nello spazio” di Kubrick, “Gli uccelli” di Hitchcock, “West Side Story”, “L’ammutinamento del Bounty”, “Mary Poppins”, “La spada nella roccia”, “Un maggiolino tutto matto”, solo per citarne alcuni.

 

In cucina il nipote Lorenzo Galli mette in pratica con maestria il ricettario segreto del Nonno Roberto con una certa innovazione. Le sue tagliatelle col friggione sono la prova che da ingredienti poveri possono risultare grandi piatti. Prepara anche il pane, con il lievito madre. E con l’arrivo della bella stagione, grazie ai preziosi consigli di Marco Montanari, Gran Maestro del BBQ, hanno allestito all’esterno due monumentali Broil King  de “I Signori del Barbecue”. 

foto Bruno Daminifoto Bruno Damini

In tutti gli spettacoli di Vito la cucina ha svolto un ruolo da protagonista. Nell’ultimo “L’altezza della lasagna”, scritto da Francesco Freyrie e Andrea Zanone, che toccherà dall’autunno le maggiori città italiane, a un certo punto una battuta è illuminante: «Io non sono stato partorito, sono stato sfornato! Perché a casa mia ho sentito parlare di mangiare fin da quando ero ancora nella pancia di mia madre». Il titolo dello spettacolo nasce da una battuta di suo padre durante un convegno sulla cucina Petroniana. Era l’ospite d’onore con un numerosissimo pubblico. Alla domanda di un giornalista rispose che le lasagne dovevano avere sette strati. Dalla sala partì un oh di approvazione. Il giornalista gli chiese: signor Bicocchi, sette perché rispettano la tradizione? Lui rispose serafico: è l’altezza della teglia, se hai una teglia più alta la fai di otto, più bassa di sei.

La cucina a casa loro è sempre stata il centro della socialità familiare. La nonna tirava la pasta tutti i giorni, bastava guardarla per imparare. Ogni mattina andava a svegliare lui e sua sorella chiedendo in dialetto: “Cosa vi faccio da mangiare oggi, da asciutto o da brodo?”.

Stefano Bicocchi, in arte Vito. AttorCuoco, CuoComico e RistorAttore
foto Bruno Daminifoto Bruno Damini

Lui riconosce di avere ereditato questa passione proprio da quella nonna e dai genitori, mentre per il mestiere d’attore deve tutto al nonno. Prima che nascesse l’interesse per il teatro, a diciannove anni Stefano faceva l’operaio in una azienda metalmeccanica. In famiglia entravano cinque stipendi. Poi gli venne in mente di frequentare la Scuola di Teatro di Bologna di Alessandra Galante Garrone dove, prima di iscriverti, dovevi fare due settimane propedeutiche. La fabbrica non gli avrebbe mai dato un permesso così lungo. Preso il coraggio a due mani, mentre erano seduti a tavola per la cena, annunciò a suo padre l’intenzione di licenziarsi perché voleva fare l’attore. Sulla tavola calò un silenzio… rotto dal nonno Marino che sentenziò: «Stefano è giovanissimo, lavoriamo in cinque, con uno stipendio in meno per qualche tempo possiamo farcela tranquillamente. Facciamolo provare, se non funziona si cercherà un altro lavoro». Se oggi fa l’attore lo deve al nonno che però non è mai andato a vedere un suo spettacolo perché «Se ti fischiano la responsabilità è mia».

Da allora ha sempre inanellato successi riempiendo i teatri mentre in cinema ha avuto ruoli, anche rilevanti, in 32 film, a cominciare da “La voce della luna” di Federico Fellini, “I vicerè” di Roberto Faenza, “Radio Freccia” di Ligabue, ha lavorato con Alessandro Benvenuti, Giorgio Diritti, Domenico Costanzo…

Quando da attore già affermato comprò casa a Bologna diede incarico a un noto architetto di progettarne la ristrutturazione. Quando quello gli disse: «Lei è spesso in tournée, creerei molti spazi aperti con un piccolo angolo cottura» Stefano gli rispose: «Lei cominci a pensare alla cucina che poi intorno ci facciamo la casa».

Stefano Bicocchi, in arte Vito. AttorCuoco, CuoComico e RistorAttore
Alcune interpretazioni teatrali di VITO (Stefano Bicocchi). Foto e montaggio fotografico di Giovanni BortolaniAlcune interpretazioni teatrali di VITO (Stefano Bicocchi). Foto e montaggio fotografico di Giovanni Bortolani

Posso testimoniare che Stefano è davvero un ottimo cuoco. Predilige la cucina invernale, non sopporta l’estate, ama i tegami in ghisa, le lunghe cotture, il vino rosso. La sua è una cucina semplice ma quando è molto stanco affronta le ricette più impegnative perché cucinare richiede molta concentrazione e aiuta a distrarsi dei problemi del mondo esterno, senza dimenticare mai le ricette bolognesi. 

Adesso sta lavorando a un progetto di trasmissione assieme al suo amico Giorgione, sempre per il Gambero. Ne vedremo delle belle.

 

Trattoria La Piazzetta

Via Betlemme, 31 -San Giovanni in Persiceto BO

051 9982416 / 392 0462046

www.trattoriapiazzetta.it / info@lapiazzettasgp.com

Merc. e Giov. 19:30-22:00
Ven. Sab. Dom. 12:30-14:30 - 19:30-22:00
Lun. e Mart. Chiuso

a cura di

Bruno Damini

Giornalista scrittore, amante della cucina praticata, predilige frequentare i ristoranti dalla parte delle cucine e agli inviti nei salotti preferisce quelli nelle cantine. Da quando ha fatto il baciamano a Jeanne Moreau ha ricordi sfocati di tutto il resto.

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