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Sulla riforma per l’apprendistato un no da Fipe e Confcommercio

14/07/2011

Sulla riforma per l’apprendistato un no da Fipe e Confcommercio
L’iter del testo unico per la riforma dell’apprendistato viaggia su un percorso accidentato. Se l’intesa tra governo e Regioni c’è stata, tra le parti sociali la bozza dell’accordo è passata solo al vaglio di alcune delle parti sociali – ovvero della Cgil, Cisl e Uil e Confartigianato – mentre Confcommercio ha abbandonato il tavolo delle trattative cha motivato il proprio rifiuto con queste dichiarazioni: «non abbiamo sottoscritto l’intesa perché si richiedeva la condivisione di un principio che sanciva una distinzione di durata del contratto di apprendistato, a parità di figure professionali, tra l’artigianato e tutti gli altri settori».
Il testo della riforma prevede infatti il riconoscimento di una maggiore durata per l'artigianato e tale concessione non è piaciuta a Confcommercio dal momento che  il 46,4% degli apprendisti è nel commercio e nei servizi.
La disparità di trattamento, secondo Confcommercio, è destinata a portare «profili di incostituzionalità e fenomeni di dumping organizzativo», ma l’associazione si dichiara però disposta a sottoscrivere l'intesa in caso di «correttivi al testo idonei a garantire la parità di trattamento a tutti i settori economici».
Alla posizione assunta da Confcommercio giunge il sostegno di Fipe. Per il Presidente Lino Enrico Stoppani “è inaccettabile la condivisione di un principio che sancisce una distinzione di durata del contratto di apprendistato, a parità di figure professionali, tra l’artigianato e tutti gli altri settori economici”.
Si tratta di una diversificazione che per FIPE, la federazione che rappresenta il mondo del pubblico esercizio offre il destro per politiche aggressive nella occupazione di spazi contigui a quelli dei pubblici esercizi, soprattutto nei settori della ristorazione, della pasticceria e della gelateria, e alimenta fenomeni di dumping tra le imprese seconda dell’inquadramento dell’azienda di appartenenza e non del percorso formativo.
“Ci auguriamo - ha proseguito il presidente Stoppani - che il Governo voglia tener conto delle voci di dissenso che, insieme a Confcommercio, altre confederazioni hanno espresso, introducendo i correttivi necessari per ristabilire una parità di trattamento tra tutti i settori produttivi”.

Il testo della riforma si prepara divenire definitivo attraverso il tavolo delle commissioni parlamentari e quello del Consiglio dei ministri per divenire operativo, secondo le dichiarazioni del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, entro settembre.
Ecco i contenuti del testo unico
• Il testo riduce la durata massima dell’apprendistato a 3 anni e stabilisce la quantità di formazione a 40 ore annuali.
• Sono previste tre tipologie di contratto: l'apprendistato per la qualifica professionale, rivolto ai giovanissimi a partire dai 15 anni di età; l'apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere, rivolto ai giovani di età compresa fra i 18 e i 29 anni che devono completare il loro iter formativo e professionale; l'apprendistato di alta formazione e ricerca, rivolto a coloro che aspirano a un più alto livello di formazione, nel campo della ricerca, del dottorato e del praticantato in studi professionali.
• Agli apprendisti saranno anche applicate le norme sulla previdenza e assistenza sociale obbligatoria, l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, quella contro le malattie, le tutele per la maternità e gli assegni familiari.
• Ai contratti inoltre viene affidata la possibilità della conferma di una quota di apprendisti. Infine è stato avviato un apposito tavolo su stage e tirocini.
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