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Take Care – La garza come cura

16/05/2024

Take Care – La garza come cura

Una mostra fotografica, un progetto creativo, a cura di Pietro Arrigoni, 50 immagini 50x70 cm in forex a colori, per stimolare il dibattito su salute e cura

La mostra fotografica dedicata alla “Take Care – La garza come cura”, si espone come rimando significativo per fare prevenzione, ma soprattutto, come veicolo per esprimere concetti più ampi legati alla salute e alla guarigione.
L’autore, Pietro Arrigoni, fotografo, regista teatrale e docente presso istituti di prestigio, ha voluto approfondire alcuni aspetti del percorso verso l'accettazione della cura in una prospettiva positiva e necessaria con le persone che hanno accettato di farsi fotografare: 
 

  • Psicologia della garza nella cura: l'uso della garza e delle medicazioni in generale ha un impatto positivo dal punto di vista psicologico durante il processo di guarigione. Ci sono diversi modi in cui la garza può influire sull'aspetto psicologico del paziente: senso di protezione. Il coprire una ferita con la garza può fornire un senso di sicurezza al paziente. Questo può contribuire a ridurre l'ansia e a favorire una sensazione di controllo sulla situazione.
  • Leggerezza e vulnerabilità: la leggerezza può evocare una sensazione di speranza, suggerendo che attraverso la cura, la guarigione è possibile. Accettare la cura può diventare un atto di fiducia nel processo di recupero e nell'esperienza positiva che può emergere da esso; la leggerezza della garza può rappresentare la delicatezza richiesta per accettare la propria vulnerabilità. 
  • Respiro della garza: la garza, con la sua trama leggera e porosa, può essere vista come una sorta di "respiro" per la ferita. Rappresenta la possibilità di guarigione, permettendo all'area lesa di respirare e di avviare il processo di recupero.

 

“L’idea di organizzare lo shooting fotografico – afferma l’artista - mi è nata leggendo un articolo sulla storia della garza che evidenziava come nel corso del Novecento, la garza fosse diventata un elemento chiave nella pratica medica, adattandosi e evolvendosi in risposta alle esigenze cambianti della medicina moderna. La sua importanza nella gestione delle ferite, nella prevenzione delle infezioni e nelle procedure chirurgiche è stata costante nel corso del secolo. È nata in me la curiosità di approfondire l’argomento e capire che connessione/trama/intreccio poteva esserci con quella dell’arte, della fotografia, poesia e cultura, come elementi imprescindibili nella cura del corpo, dell’anima, della società e del mondo che ci circonda”.

Il log della mostra, vuole ricondurre ai valori sui quali essa si fonda e che vuole comunicare al fruitore, come la continuità della garza che, con una sua ciclicità si avvolge e riavvolge all’infinito, in un continuo percorso di cura e di crescita dell’individuo. In aggiunta a questo poi un elemento fondamentale: la comunità, la collettività delle persone che attraverso il loro supporto e il loro sostegno curano ogni giorno chi li circonda.
Dopo l’inaugurazione della mostra, l’obiettivo è quello di organizzare una serie di appuntamenti con psicologi, medici, operatori sanitari, fotografi, storici della medicina, scrittori, pediatri, storici dell’arte che, a secondo della loro professione apportino al dibattito sulla salute e cura un approfondimento. Successivamente, la mostra verrà proposta alle Scuole Secondarie di secondo grado, Università, Presidi medici e nelle gallerie d’arte.  

La mostra, inaugurata il 10 maggio, sarà aperta al pubblico fino al 2 Giugno 2024 tutti i sabati presso la “Ghiacciaia” ex Ospedalino in via Grimani 18, Verolanuova (BS) inserita nel contesto del “ Festival 148 perle per il Celesti”. 

a cura di

Marina Caccialanza

Milanese, un passato come traduttrice, un presente come giornalista esperta di food&beverage e autrice di libri di gastronomia.
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