Il processo creativo e le fonti di ispirazione
"I nostri menù somigliano a noi, a quello che siamo nella parte più intima.
Non nasce mai un piatto fine a sé stesso per elogiare la tecnica, non nasce mai un piatto solo per la vanesia del mio pensiero, non nasce mai un piatto solo perché goloso. Nascono piatti di un’intimità unica, penso ad esempio ai benvenuto che ho dedicato ai miei collaboratori, il “Parla come mangi” con tutte le frasi napoletane (omaggio alla mia terra)... per cui ballo con i miei demoni ma faccio quello che mi piace, non che piace a qualcun altro. Si tratta di un’esperienza immersiva, quotidiana in cui, però, tutto è un punto di vista, un personalissimo punto di vista.
Nel nostro menù non si conosce un solo ingrediente. Tu arrivi e ti trovi davanti a una Scatola di bottoni oppure a What’s zupp, che difficilmente può avere un simile in qualsiasi paradigma o diagramma mentale di quello che era o è la cucina. Per poter nutrire questa tipologia di creatività la nostra alimentazione è ferrea: prima di tutto non seguiamo i social, volutamente non partecipiamo alle community di food, perché c’è una parte latente della nostra mente che si lascerebbe influenzare. Anche quando credi di avere fatto la rivoluzione, semplicemente ti sei omologato a qualcosa che sta girando. Ciò non vuol dire che ci chiudiamo a tutto ciò che è stato il mondo, anzi, ai grandi nomi della cucina attuale che in maniera autonoma l’hanno influenzata va dato atto assolutamente ma crediamo che se c’è una propria personalità quella è destinata a venire fuori. Abbiamo sempre curato questa parte di noi, è un’alimentazione intesa proprio in senso mediterraneo antico, pre Ancel Keys. La nostra è una dieta di etica, di pensiero. Dobbiamo dare dei minuti importanti a tutto ciò che ci circonda. L’abbiamo sempre detto di essere un punto esclamativo al centro del Mediterraneo. Niente che è umano ci è estraneo. Quindi può influenzarci un incontro, un museo visto in giornata, le due ore al mare con Tecla, la nostra bimba con cui, giocando sul lungomare, abbiamo scoperto diverse erbe spontanee che stiamo utilizzando in cucina. C’è anche un altro aspetto da considerare ed è che io, Giovanni, personalmente dormo poco, leggo molto e spazio tantissimo nei generi: anche in un libro di Hermann Esse posso trovare la chiave del nuovo menù. Alla luce di tutto questo, la creazione dei nostri piatti parte da un pensiero il più spontaneo possibile, poi ci sono 20 anni di carriera che restituiscono una conoscenza importante della materia prima, una padronanza delle tecniche che attualmente possono aiutarci a creare un nuovo percorso di salute del cibo. Contemporaneamente siamo anche romantici, per cui ci fa piacere ascoltare tutto quello che questo territorio ci sussurra all’orecchio. Sono nati piatti ispirati a storie incredibili come la zuppa di coccodrillo battezzata come What’s zupp per un curiosissimo motivo".