Tra i vini premiati dall’attenzione di media e pubblico negli ultimi mesi, ritroviamo una piccola eccellenza delle Langhe piemontesi, vale a dire il Moscato d’Asti. Un vino a leggera effervescenza, con una gradazione alcolica vicina a 5,5, leggermente dolce e mai stucchevole. Un vino che può vantare circa 700 anni di storia, secondi più antichi documenti che ne attestano la produzione, e che deve il suo nome al tardo latino “muscus”, da cui “moscato” (nell’accezione di “profumato”).
Le sue caratteristiche ne fanno un prodotto d’eccezione nel panorama italiano, dove predominano i Moscati del meridione e le “novità” di San Marino e del Trentino. Innanzitutto il prezzo, mantenuto ancora a livelli da grande distribuzione ma che può essere attribuito a prodotti molto diversi fra loro, per qualità e quantità. In secondo luogo, la grande versatilità dimostrata dal vino: ideale per i dessert (e in abbinamento al panettone natalizio può risultare una piacevole sorpresa), ma anche da servire in tavola all’ora dell’aperitivo, in accompagnamento a una Robiola di Roccaverano.
A determinare la fortuna di questo vino, e delle altre, numerosissime produzioni vinicole del “più grande vigneto d’Italia” (10.000 ettari coltivati nella zona Docg), potrebbero risultare determinanti, nel medio periodo, due soggetti diversi: il primo è la cooperativa agricola Produttori Moscato d’Asti e associati, che riunisce 2.300 aziende tra Asti, Cuneo e Alessandria, circa il 40% dei produttori di Moscato d’Asti Docg, e che gestisce gli accordi di filiera tra i viticoltori e le storiche case vinicole; l’altro strumento di promozione può essere l’Enoteca regionale “Colline del Moscato”, con sede nel comune di Mango d’Alba, molto attiva nella promozione di eventi che riguardano il moscato (da segnalare l’iniziativa “Adotta un filare”, a Lanze di Asti).
Le due associazioni possono, in misura diversa, incentivare la produzione di qualità, con l’obiettivo di diminuire proporzionalmente le rese e adeguare l’immagine del Moscato d’Asti a quella di tanti concorrenti, venduti a prezzi decisamente superiori. Senza contare che la produzione di queste aziende, sparse fra 52 comuni delle tre province, annovera anche i grandi classici Monferrini e Langaroli (Barbera e Dolcetto fra i primi) e alcuni interessanti assemblaggi con Merlot e Pinot nero, oltre a deliziose bollicine ottenute dal Nebbiolo.
Per saperne di più:
http://www.produttorimoscato.it/