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Tra AIS e FIS a perderci è ancora una volta il vino italiano

10/12/2013

Tra AIS e FIS a perderci è ancora una volta il vino italiano
“Non c’è nulla di male se una persona, un gruppo di persone, un intero sodalizio decidono di intraprendere altre strade. È già successo in passato e chissà quante altre volte accadrà in futuro. L’autodeterminazione è una prerogativa assolutamente legittima. La prassi, ma ancora di più la correttezza, suggeriscono tuttavia che, prima di traghettare un’intera compagine di soci in un organismo nuovo, si chieda loro il parere. Magari attraverso un’Assemblea regolarmente convocata, spiegando bene che l’adesione ad un nuovo consesso comporta inevitabilmente l’incompatibilità con il precedente. Poi ciascuno farà consapevolmente le proprie scelte”. Antonello Maietta, presidente dell’Associazione Italiana Sommelier, usa queste parole, senza mai farne il nome, per commentare la decisione scissionista (?) di Franco Ricci che ha dato vita alla Fondazione Italiana Sommelier.

Alla Fondazione, stando a quanto scrive Franco Ricci ai soci laziali AIS, aderiscono i sommelier di AIS Roma, anche se non è molto chiaro il meccanismo, come si evince da questo stralcio: “…dal 9 Dicembre 2013 Associazione Italiana Sommelier Roma aderisce alla Fondazione Italiana Sommelier, Ente appositamente costituito per elevare ancora di più lo spessore del nostro lavoro di divulgatori della Cultura del Vino e dell’Olio di qualità. La Fondazione Italiana Sommelier avrà il Riconoscimento Giuridico dello Stato e l’Accredito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché presso i Ministeri della Cultura, degli Esteri e delle Politiche Agricole. La Fondazione, con Associazione Italiana Sommelier Roma, realizzerà il Corso di Qualificazione Professionale per Sommelier con il Riconoscimento Giuridico dello Stato, unico corso per Sommelier in Europa a possedere tale importante requisito…”.

Ovviamente la polemica è destinata ad aumentare. Basta leggere le parole conclusive di Maietta che afferma la “Fine di un incubo perché, per quanto ci riguarda, se il profilo della cultura del vino sarà da oggi magari meno seducente e meno patinato, sarà anche meno pomposo, meno saccente, meno arrogante e meno sbruffone. Prerogativa di chi è realmente competente e non deve mascherare altrimenti la propria insipienza”.

La domanda che si fanno in molti, noi compresi che sommelier non siamo: ma è mai possibile che in Italia non si riesca mai e poi mai a fare un’azione comune per dare valore ai nostri prodotti?

Luigi Franchi
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