“Non mi sarei mai aspettato, dopo tanti anni di sacrifici, di ritrovarmi in una situazione così precaria. Di dover ricominciare per certi versi da zero e ridisegnare l’attività. Quest’anno ha cambiato all’improvviso un percorso che sembrava già scritto. L’agenda di Marzo, Aprile e Maggio era già piena, gonfia, eravamo felici e pronti a rimboccarci le maniche. Nei mesi estivi abbiamo lavorato, i clienti storici, ma anche quelli nuovi, ci danno fiducia e apprezzano il nostro lavoro, ma le chiusure, gli orari ridotti, e tutte le misure messe in atto hanno un’incidenza notevole sul nostro lavoro e sulle possibilità di continuarlo come vorremmo.
In Italia è passato in questi anni un messaggio sbagliato della figura del ristoratore: noi non ci riempiamo il portafogli, noi ci alziamo con l’intento di rendere felici le persone che entrano in contatto con la nostra attività. Lottiamo tutti i giorni per far quadrare i conti, per dare lavoro ai dipendenti. Le soddisfazioni più durature, ho capito negli anni, sono le motivazioni e le ambizioni che passano attraverso le persone, non le gratificazioni pecuniarie”.