Ma veniamo a questo suo nuovo libro, “TUTTA L’ITALIA DEL PANE”, edito da Slow Food, in cui racconta il nostro paese attraverso i classici della panificazione reinterpretati per il forno di casa. Le ricette sono accompagnate dalla storia dei prodotti e dei luoghi e dagli approfondimenti dedicati alle diverse farine e tipologie di lievitazione utilizzate da Nord a Sud. In questo viaggio attraverso l'Italia dei pani ci rendiamo conto della ricchezza e della varietà di espressione dei differenti territori e di come non ci sia una sola Italia per quanto riguarda il mondo dell’Arte Bianca ma tanti paesi in uno, poiché ai mille campanili corrispondono altrettante lingue dialettali e forme e nomi di pani e processi di panificazione. Anche il lievito madre non è mai stato uguale da una madia all’altra e la sua cura era un tempo esclusiva delle madri di famiglia. Queste reggitrici della cucina domestica pianificavano l’economia familiare in tempi in cui l’Italia rivendicava ancora con orgoglio le proprie radici contadine, quando la coscienza e il rispetto per il mangiare erano valori condivisi e per regola, non solo per necessità, nulla andava sprecato. Il pane univa le famiglie, il lievito madre si condivideva affinché generasse nuovo pane in altre case, quando spesso in tanti paesi il forno era di uso pubblico, come le fontane. Non è un caso se, fra le sue quasi ottocento ricette, Pellegrino Artusi non ne indica alcuna sul pane, perché un tempo saperlo fare in casa era cosa scontata. Oggi, quando il consumo pro capite del pane in Italia è al minimo storico dall’unità d’Italia, dai 1.100 grammi nel 1861 agli 80 grammi nella media odierna, si è tornati a parlare di panificazione domestica, anche grazie a divulgatori di grande esperienza e professionalità come Fulvio Marino. Ed è apprezzabile anche il modo in cui il volume è strutturato perché, prima di arrivare alle pagine che propongono un’ampia varietà di ricette regionali dalla Valle d’Aosta alle isole, il nostro fornaio-mugnaio accompagna il lettore alla scoperta della biodiversità cerealicola del nostro paese, poi dai cereali alle farine e ai loro diversi impieghi nella panificazione, arrivando a ripercorrere la geografia dei pani italiani, pizze, focacce e dolci delle feste. Ricca e di grande utilità, anche per chi abbia già maturato esperienza nella panificazione domestica, si rivela la guida completa alle diverse tipologie in cui si genera e si rinnova il lievito madre, anzi, i lieviti madre, pur tuttavia non demonizzando il lievito di birra, necessario anche in tanti impasti tradizionali.
Illuminanti anche le pagine a giusta ragione dedicate alla “degustazione” del pane poiché si tratta di una preparazione viva, che stimola tutti e cinque i sensi: la vista, il tatto, l’olfatto e l’udito (la crosta croccante produce suoni e il rimbombo di una pagnotta appena sfornata ne conferma la giusta cottura), per arrivare infine al gusto, a suggellare le impressioni degli altri quattro sensi, ricordando che, come scrive Marino, «se vogliamo degustare correttamente il pane, dobbiamo separare la crosta dalla Mollica. Nella crosta, in cottura, avvengono processi differenti rispetto alla mollica. Ecco che si fanno strada allora due degustazioni separate che ci portano ad apprezzare anche la qualità delle farine utilizzate».
Crediti Fotografici Eunice Broveda