Il Consiglio dei Ministri, nella riunione del 17 maggio, ha avviato un’accelerazione sulle riaperture per i ristoranti, sulla base dei risultati scientifici che vedono una progressiva riduzione dei contagi.
Dal 18 maggio il coprifuoco viene spostato alle 23, dal 7 giugno alle 24, dal 21 giugno sparirà. Il risultato più importante è quello che, dal 1° giugno, si potrà cenare anche al chiuso, quindi tutti i ristoranti del Paese torneranno a svolgere la propria attività!
Si tratta di una buona notizia, finalmente, che arriva al limite delle forze psicologiche, prima ancora che economiche, per un settore che stava perdendo la sua identità.
Infatti, da più parti, arrivano sentori delle difficoltà reali che il mondo della ristorazione dovrà affrontare tra cui la più grave è quella della mancanza di personale qualificato.
Alla ripresa, in una stagione estiva che si prospetta importante per il ritorno alla vita normale delle persone, molti ristoranti stanno lamentando la difficoltà di trovare personale in grado di mantenere alta la qualità del servizio e della cucina.
“Possiamo tranquillamente affermare che il lungo periodo delle chiusure ha spinto le persone che lavoravano nella ristorazione a trovare altre soluzioni professionali. – racconta Francesco Cerea del gruppo Da Vittorio, facente parte dell’associazione Le Soste – Non tanto per la difficoltà a mantenere il posto di lavoro, bensì per la necessità di uno stile di vita diverso, meno impegnativo e stressante. Questa emergenza ha fatto capire a tutti che la ristorazione non è una professione come quella, troppe volte dipinta dai media, luccicante. Resta un mestiere durissimo, con orari assurdi. Tra le cose che si attueranno con il next generation UE per fare dell’Italia un paese moderno dovrebbe esserci una revisione delle regole economiche, fiscali e del lavoro per il nostro settore affinché le persone lo possano praticare nel migliore dei modi: sia i proprietari sia il personale”.
Sono questi i temi da affrontare nel momento in cui fare squadra diventa indispensabile per il settore; non è sufficiente tenere unita la brigata, occorre che a quella brigata venga dato un riconoscimento adeguato per la quantità di ore che svolge, per il lavoro fondamentale che fa per l’immagine dell’Italia nel mondo. E questo sarà possibile solo cambiando le regole a livello fiscale e contrattuale. Un impegno che solo il governo, con le parti sociali, può svolgere. Ed è un compito fondamentale visto il peso che la ristorazione ha sui motivi di scelta per venire in Italia da parte dei turisti di tutto il mondo.
Luigi Franchi