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Tutti per Venezia (Prima parte)

02/02/2022

Tutti per Venezia (Prima parte)

“Un mondo minimo eppure immenso”. La trovo una delle definizioni recenti più belle espresse su Venezia, comparsa tra i commenti dell’ultimo film firmato Andre Segre, Welcome Venice. Uscita nelle sale a Novembre 2021, e come anteprima alla Mostra internazionale d'arte cinematografica, l’opera del regista veneto dona un ritratto profondo di una città difficile, ma ricca, che da anni indossa panni diametralmente opposti: attira e allontana, seduce ed è oggetto di abbandono. Se non l’avete ancora visto, il film, guardatelo.

Ma perché Venezia è minima? E perché è immensa?
Prima di arrivarci ci muoviamo tra le parole di chi lavora nel nostro settore, quello dell’accoglienza e della ristorazione, ed è quindi esposto alle correnti turistiche, ai problemi quotidiani della città, alle complicazioni da approvvigionamento.

Tutti per Venezia (Prima parte)

Ripopolare la piazza

La famiglia Alajmo a Venezia c’è con i piedi ben saldi in tre punti nevralgici: Piazza San Marco, Fondaco dei Tedeschi e l’isola della Certosa. In San Marco i locali sono tre: Ristorante Quadri, Quadrino e Caffè Quadri. Della direzione se ne fa carico Giovanni Alajmo, figlio di Raffaele, nipote di Massimiliano. Sull’impeccabile esempio del duetto Alajmo Giovanni gestisce tre insegne in una che si accordano per nome, eleganza, proposta, integrità di stile con la città al punto da costituire, indubbiamente, uno dei poli di riferimento dell’accoglienza a Venezia.

In questi due anni - inutile quasi scriverlo - l’andamento della ristorazione veneziana ha subito il no show dei turisti stranieri, ma al tempo stesso è riuscita ad avvicinare il pubblico locale. Non si tratta di una conseguenza fisiologica, ma dell’esito di un cambio di strategia di alcune attività di ristorazione, tra cui proprio quelle firmate Alajmo.

Il team al Ristorante Quadri: Giovanni Alajmo, Sergio Preziosa, Silvio Giavedoni, Stefano MunariIl team al Ristorante Quadri: Giovanni Alajmo, Sergio Preziosa, Silvio Giavedoni, Stefano Munari

Venezia è esposta al mondo
“Il requisito per lavorare ai Quadri e in generale in questa città è la sensibilità. Il tono sensibile deve caratterizzare la cucina e la sala di qualunque locale e in qualunque contesto geografico ma a Venezia questo aspetto è accentuato. Qui non puoi prevedere chi varcherà la soglia. In venti secondi, venti, devi riuscire a leggere l’ospite, capire di cosa ha bisogno. Non hai tante altre opportunità, hai solo quella. Non hai idea se ritornerà o meno, non sempre il suo abbigliamento ti aiuta a capirne lo stile. Non è facile andare a colpo sicuro ma bisogna riuscirci”.

 

Spaghettoni al nero di seppia con le ostriche, in carta al Ristorante QuadriSpaghettoni al nero di seppia con le ostriche, in carta al Ristorante Quadri
Una città che ha bisogno di fiducia
Da cittadino di Venezia, invece, dice: “Sono tante le dinamiche che rallentano la quotidianità in questa città. Basta prenderci confidenza e conviverci, apprezzare i suoi momenti lenti e trovare l’ingegno in alcune circostanze. È una città strategica sotto tanti altri punti di vista, mi riferisco soprattutto alla possibilità date dalla sua posizione. E poi è bella e affascinante. Noi, da ristoratori, non dobbiamo esaltare le criticità né scagliarci contro le trappole per turisti ma promuovere le insegne meritevoli, i posti che amiamo frequentare noi per primi. Dobbiamo metterci la faccia anche nel consigliare bene i nostri clienti. È il modo per ripopolare le piazze e far circolare la fiducia in questa città”.


Ringraziamo Giovanni Alajmo per il primo pensiero su Venezia.
Leggi anche cosa ne pensa Stefano Vio, chef di Zanze XVI, in quest'articolo
a cura di

Giulia Zampieri

Giornalista, di origini padovane ma di radici mai definite, fa parte del team di sala&cucina sin dalle prime battute. Ama scrivere di territori e persone, oltre che di cucina e vini. Si dedica alle discipline digitali, al viaggio e collabora con alcune guide di settore.
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