L’incontro con Umberto De Martino
Ho avuto la fortuna di entrare in possesso della prima copia del libro Umberto De Martino, edito da Multiverso, il giorno in cui ero a pranzo da lui e gli venivano consegnati i primi volumi.
L’ho ricevuto alla fine del pranzo, non sapevo nulla né del libro né di Umberto De Martino ma mi aveva incuriosito la sua faccia pulita, il suo profilo letto sul sto del ristorante Florian Maison a San Paolo d’Argon, in provincia di Bergamo, e sono andato a trovarlo. Un cuoco salernitano nelle valli bergamasche, da sola questa poteva essere una notizia ma, in verità, quello che davvero mi ha colpito di questa persona era la conferma di una sensazione bidimensionale tratta dal suo sito: ogni cosa che c’è scritta in quelle pagine è vera. Vera la sua storia professionale, veri i suoi piatti, tutti squisiti ed equilibrati, vero il servizio inappuntabile come quelli dove la sala e la cucina sono un cuor solo nel successo di un ristorante.
Umberto De Martino era un ragazzino quando ha deciso la strada da intraprendere. A volte, molte volte di questi tempi i cuochi rimandano alle nonne la loro scelta di vita, per Umberto non c’era una nonna che faceva da mangiare bene, c’era un padre chef importante nella penisola sorrentina, c’era una mamma capace di cucinare in casa e i due, insieme, rendevano bella ogni occasione conviviale in casa. Umberto, però, come mi ha detto, non è mai riuscito a carpire i loro segreti culinari, apprezzava semplicemente le ricette che arrivavano in tavola. Il mestiere lo ha scelto perché era balbuziente e timido, ci voleva un lavoro che non implicasse troppe parole e, il 4 luglio 1989, a quindici anni, ha deciso di diventare cuoco. Il percorso è stato quello più canonico; inizialmente commis a Sorrento e, a vent’anni, un treno per Amburgo, per affiancare lo chef Mario Zini al ristorante La Scala. Qui capisce cosa significa essere uno chef, inizia a studiare le materie prime, a capirne le qualità, a come sceglierle sui mercati; poi i corsi di sommelier sul vino e di assaggiatore per l’olio, le letture approfondite. Tre anni con Zini e tanti stage in Italia che lo portano ad essere benvoluto da tutti, per il carattere e la determinazione a diventare capace ed esperto; da La Ciau del Tornavento di Maurilio Garola (Treiso) al Cascinale Nuovo (Isola d’Asti) e al Pisterna (Acqui Terme), entrambi di Walter Ferretto; ancora, dalla Torre del Saracino di Gennaro Esposito (Vico Equense) fino a Il Buco di Giuseppe Aversa (Sorrento). E, per finire, le radici in Lombardia, a Brescia a Castello Malvezzi dove diventa lo chef del ristorante.