tempo necessario per crearla”. Coccola o meglio coccole, al plurale: “Meglio piccoli assaggi, tre o comunque sempre in numero dispari, che giochino sull’accostamento di sapori, consistenze e ingredienti. Se abituiamo il cliente a un buon dolce, avrà voglia di tornare e di riprenderlo. Perciò il lavoro di sala conta almeno al 70%: ci deve essere un bravo maitre capace di trasmettere ciò che noi dal laboratorio non possiamo far arrivare.” Dello stesso avviso è anche Sabrina Menozzi, neo-pasticcera che collabora con l’Antica Locanda del Villoresi di Nerviano: l’ascolto raccontare la sua incredibile avventura, cominciata solo pochi mesi fa quando, nonostante una carriera avviata di tutt'altro tipo, si rende conto che solo la pasticceria la rende “Felice con la F maiuscola” e ripenso ad una frase che tempo fa mi disse una cuoca stellata definendo la propria passione per la cucina, «quello che sei o che dovrai diventare, prima o poi viene fuori». “Ho preso l’attestato di pasticcera studiando, provando, sbagliando e riprovando, poi ho spedito a qualche ristorante un book con le fotografie dei miei dolci” racconta la Menozzi. E Carmine Albero, proprietario della Locanda, deve aver capito al volo di aver di fronte un vero talento: da sei mesi accanto alla carta dei dessert classica composta da cinque dolci fatti in casa (tra cui un delizioso profitterol al limoncello), troviamo infatti alcune “dolci manie” che Sabrina cambia ogni settimana. Qualche esempio? “Il macaron gigante con fragole alla lavanda, pesche al rosmarino e melone alla cannella; le Petit Antoine di S.Glacier, composta da una crepes dentelles con pralinato nocciola e cioccolato fondente, mousse al cioccolato al latte, cremoso al cioccolato fondente, e daquoise alla nocciola, oppure la zuppa inglese destrutturata, da un'idea di Massimo Bottura, con cremoso alla vaniglia, cremoso al cioccolato, gelatina di Alchermes e pan di spagna alla vaniglia.” Oltre a sfiziose praline e biscottini insieme al caffè. “Il costo di ogni dolce è compreso tra i 7 e i 9 euro, e tutti gli ingredienti sono selezionati; la prima regola è la freschezza” spiega la Menozzi “la seconda è la delicatezza dei sapori: non devono essere eccessivi ma deve rimanere la voglia di quel gusto, come se le papille gustative dicessero «ancora». E il maitre, Giancarlo Dragone, è vitale: puoi inventare di tutto ma se non c’è un continuum tra cucina e sala è inutile.” Il risultato è che su dieci tavoli almeno sette arrivano a scegliere il dessert.