Sono in tante le persone che, in questo anno maledetto, ci hanno lasciato. Il Covid se ne è prese, a oggi, 69.000! Un numero enorme che, da solo, ci dovrebbe far riflettere ben di più di quanto si faccia. Sono persone, sono vite che hanno lasciato nel dolore altre vite, centinaia di migliaia. Anche solo in loro onore si dovrebbero abbassare i toni polemici, le frasi a effetto, la falsa comunicazione.
Occuparsi di cibo e di piaceri, come facciamo con il nostro mestiere, quest’anno è stata, a volte, molto dura perché ci sembrava assurdo scriverne ma lo abbiamo fatto, con la convinzione che anche questo è un contributo a quella vita che ritornerà.
Ed è stata dura anche quando a lasciarci, non per Covid in questi casi, sono state persone che al buon cibo e al buon bere sano e giusto hanno dedicato la vita e le relazioni; amici come Vittorio Fusari, Paolo Benvenuti e Alfonso Pepe a cui va il nostro ricordo in questo Natale.
Persone che mettevano il loro tempo, la loro bravura professionale a disposizione del piacere degli altri.
A ognuno di loro mi lega un ricordo particolare che voglio condividere, per tenerli ancora stretti a noi.
Vittorio Fusari mi aveva accolto la prima volta in un pomeriggio di settembre nella sua Dispensa Pani e Vini in Franciacorta. Era il nostro primo incontro e, lo confesso, ero un po’ intimorito da questa grande figura di chef. Dovevo raccontare di lui per una guida – Meglio Prenotare – che sarebbe uscita nel giro di pochi mesi. Seduti su uno sgabello, all’interno di questo locale dove ogni ben di Dio trovava posto, con il sole settembrino che illuminava il suo viso, mi sono profondamente legato a lui, a ciò che mi raccontava della sua straordinaria passione per il buono, nel saper fare ogni cosa bene, con determinazione. Fu in quel momento che capii come sarebbe dovuto essere il mio lavoro di giornalista.