Mi piace ripensare spesso a una frase scritta da Virginia Wolf: non si può pensare bene, amare bene, dormire bene se non si è cenato bene. Racchiude l’essenza stessa dell’andare al ristorante perché è in questi posti che la somma di tutto diventa magica. Per questo, in tanti casi, si sceglie il ristorante rispetto alla casa.
Ma per garantire questa magia il ristoratore deve prestare attenzione a tanti dettagli, cominciando dal menu dove, ancora troppo spesso, si commettono errori madornali. Un menu macchiato, oppure inserito in fogliacci di plastica, con scarso interesse per le minime condizioni grammaticali, pieno di righe tirate sopra ai piatti e ai vini terminati. Soprattutto con l’imposizione di condizioni che rivelano l’assurdità di certe scelte. Una tra le più diffuse di queste imposizioni è il risotto che, molte, troppe volte, viene presentato con quel minimo per due persone messo tra parentesi. Un piatto che ha contribuito così tanto all’affermazione della buona cucina italiana nel mondo che, proprio in Italia, viene precluso nella maggior parte dei casi.