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Un risotto (minimo per due)

20/07/2021

Un risotto (minimo per due)

Il mondo ormai sta cambiando e cambierà ancor di più… è il refrain di un vecchio pezzo rock che parlava dell’importanza dei giovani nella società degli anni sessanta. Tornano di attualità quelle parole in un mondo che sta affrontando una metamorfosi epocale dove, ancora una volta, saranno le giovani generazioni ad esserne protagoniste attive.
Cosa c’entra questo in un articolo che dovrebbe, fin dal titolo, parlare di cibo? Forse nulla ma volevo esprimere il mio pensiero sul cambiamento che abbiamo davanti e di cui non conosciamo ancora la vera portata.
Anche nella ristorazione dovrà per forza di cose avvenire una trasformazione, non fosse altro che per l’importanza che questo settore ha nella vita quotidiana delle persone, ogni giorno di più, in ogni parte del mondo contemporaneo.

Mi piace ripensare spesso a una frase scritta da Virginia Wolf: non si può pensare bene, amare bene, dormire bene se non si è cenato bene. Racchiude l’essenza stessa dell’andare al ristorante perché è in questi posti che la somma di tutto diventa magica. Per questo, in tanti casi, si sceglie il ristorante rispetto alla casa.
Ma per garantire questa magia il ristoratore deve prestare attenzione a tanti dettagli, cominciando dal menu dove, ancora troppo spesso, si commettono errori madornali. Un menu macchiato, oppure inserito in fogliacci di plastica, con scarso interesse per le minime condizioni grammaticali, pieno di righe tirate sopra ai piatti e ai vini terminati. Soprattutto con l’imposizione di condizioni che rivelano l’assurdità di certe scelte. Una tra le più diffuse di queste imposizioni è il risotto che, molte, troppe volte, viene presentato con quel minimo per due persone messo tra parentesi. Un piatto che ha contribuito così tanto all’affermazione della buona cucina italiana nel mondo che, proprio in Italia, viene precluso nella maggior parte dei casi. 

Ma perché? Perché deve essere minimo per due in una società di famiglie sempre più mononucleari.
Perché a un single deve essere negato questo piacere se va al ristorante? Perché?

Anche da qui passa il cambiamento. Le persone hanno sempre più strumenti per affermare il proprio pensiero, hanno sempre più conoscenza grazie alla possibilità di viaggiare, hanno sempre più cultura gastronomica e un risotto minimo per due è la prima delle critiche che vengono mosse a un ristorante. Evitarlo costa pochissimo e, inoltre, si darebbe valore a un piatto che, per la sua strepitosa versatilità, farebbe solo bella figura tra le proposte del locale.
Sul risotto, è risaputo, si misura molte volte la bravura del cuoco e questo è un fattore determinante per il successo di un ristorante. Una bravura che si coniuga con la bellezza del locale, con la gentilezza del servizio, con una capacità di proposta che sa tener conto dei desideri degli ospiti: ad esempio poter finalmente scegliere un risotto senza mendicare la ricerca dell’altra persona con cui condividere la possibilità. È una piccola cosa cancellare quella frase tra parentesi ma è un grande cambiamento di visione che sarà molto apprezzato dagli ospiti che si accingono a ridare valore alla ristorazione.

 

Luigi Franchi

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