Il solo narrare di questo congresso, della durata di un giorno, con il suo intenso programma, è limitativo. Meet in cucina Abruzzo è la punta di iceberg - che sia chiaro una punta che brilla- di un progetto ben più ampio, lungo un anno intero, che vede coinvolte all’unisono le realtà istituzionali più rappresentative del territorio abruzzese. L’intento comune è di aprire gli orizzonti di questa regione, dando opportunità a chi vale di potersi mettere in luce e confrontarsi con altri valenti colleghi e valorizzando, insieme, i prodotti locali da declinare in nuove interpretazioni e utilizzi.
Come può essere utilizzato ulteriormente il carciofo di Cupello piuttosto che la patata del Fucino, o i tanti altri prodotti tipici del territorio?
È questo il compito che viene affidato dall’
Unione dei cuochi abruzzesi, parte attiva del progetto, ai cuochi coinvolti, che a loro volta studiano, sperimentano per approfondire la conoscenza di utilizzo e esaltare i valori nutrizionali e di gusto di un prodotto attraverso nuove ricette. “È innovare per rinnovare la nostra tradizione e darle continuità nel tempo” esplicita
Andrea De Felice, presidente dell’associazione.
Questo fino all’arrivo del grande momento, il giorno del congresso, che trova in tutti gli chef coinvolti emozionati: chi per il ritorno, magari dopo tanti anni, nella terra che gli ha dato i natali, chi per il debutto a partire dalla propria terra.
Per i giovani cuochi l’ammissione al congresso è ambitissima, perché di fatto rappresenta una bella pista di lancio, un’occasione di visibilità che li proietta fuori dalla propria regione. E comunque, ogni nuova edizione coinvolge in una qualche misura e trascina con sé le new entry degli anni precedenti; una sorta di trama che si va intessendo e non perde nulla lungo la strada ma coltiva, alimenta, supporta, tenendo in contatto questi giovani talenti fra loro.
Quest’anno la nostra attenzione si è concentrata su
Matteo Crisanti, 28enne cuoco e patron del ristorante
Zì Albina di Vasto, moderato da
Daniele D’Alberto, che soltanto lo scorso anno era al suo posto e quest’anno è già coordinatore del Gruppo Giovani dell’Unione Cuochi Abruzzesi, di cui lo stesso Matteo fa parte.
La storia di Matteo racconta di un ritorno in terra d’Abruzzo dopo esperienze in Italia e all’estero. Complice certamente il legame con una ragazza del luogo, ha deciso a un certo punto di rilevare una storica insegna di Vasto, Zì Albina, per dare continuità alla sua storia, affiancando però altri piatti a quelli tradizionali. Una sorta di trattoria moderna dove cucinare solo pesce.
In occasione del congresso ha presentato il piatto storico del locale, il brodetto di pesce (realizzato con 8 o 9 tipi di pesce povero, da scoglio) rivisitato in assoluta semplicità con solo pomodoro Mezzotempo - coltivato nelle colline vastesi e nel suo orto curato dalla madre - olio extravergine locale, pepe e proposto con pesce sfilettato, come da suggerimento di alcuni clienti. E poi si è librato in una sua idea di seppia ripiena e sfizierie di mare, mentre continuava la conversazione con D’Alberto.