Li Jalantuùmene è il nome che ha dato al suo ristorante e significa i galantuomini: “da piccolo sul corso principale di Monte Sant’Angelo c’era un circolo privato dove si riunivano i signori del paese e, passandoci davanti, noi figli della terra, dovevamo chinare il capo. Ecco, questa è la mia risposta a quel tempo, un locale democratico, aperto a tutti, alla portata di tutti, dove la cucina è figlia non del benessere ma di tutto quello che arriva dalle nostre campagne” spiega questo cuoco molto guascone, ma altrettanto sicuro di cosa ha voluto dire resistere fino a farcela.
“Il mio locale è piccolo, ma per una scelta precisa: perché io con il cliente voglio parlare, da lui voglio capire per crescere”. In queste parole emerge l’umiltà di un cuoco che è tornato a casa, dopo le navi da crociera, dopo la televisione, per sposare l’espressione del suo territorio: “io amo la mia terra. Quando tornavo dalle mie esperienze lavorative mi sedevo in questa piazzetta con mia moglie e le dicevo: vedi quella casa? Diventerà un grande ristorante. Lei mi dava del pazzo e io rispondevo: mai togliere i sogni ad un uomo”.
Adesso, in quella piazzetta ci sono il suo ristorante, la Casa Li Jalantuùmene – quattro stanze accoglienti arredate con la sapienza e il gusto di sua moglie Ninni – e, da due mesi, Mowine: un’enoteca dove fermarsi a star bene, con pane e olio, con un bicchiere scelto tra le migliori etichette pugliesi.
È stato un precursore del Gargano, Gegè Mangano, - il primo a mettere la bottiglia dell’olio sulla tavola al posto di un’anonima oliera - inventando il brand ‘Gargano punto e basta!’ che riassume la voglia di lavorare insieme per questo straordinario angolo d’Italia.
“Lo usiamo quando facciamo serate insieme io, Cilenti, Vescera e Biscotti. Un piatto a testa con le produzioni della nostra terra, come l’ultima che abbiamo fatto: otto mani e l’uovo Biancofiore”.
Il Capriccio di Vieste, davanti al mare
Con questo racconto raggiungiamo un altro luogo magico: il Capriccio a Vieste dove ha riportato le sue radici Leonardo Vescera, chef patron aderente al circuito dei Jeunes Restaurateurs d’Europe. Infatti Leonardo Vescera da Vieste, dopo l’alberghiero, se n’era andato; Kulm a St. Moritz dove diventa capo-partita a soli 20 anni, poi Francia, Inghilterra e infine il ritorno a casa.
“Appagato dalle esperienze. – racconta lo chef – Perché solo così ho potuto fare quello che ho fatto qui: un locale che mette le persone a proprio agio, letteralmente davanti al mare. Il nome deriva proprio dall’essermi voluto togliere un capriccio”.