Un altro dato è quello fornito da Annalisa Areni, capo delle strategie di Unicredit: “Tre numeri. L’intera filiera lattiero-casearia italiana pesa per il 14% sull’intero sistema agroalimentare; all’interno di questa filiera il 57% deriva dai marchi DOP, tra cui la Mozzarella di Bufala Campana che ha avuto una crescita significativa, come si vede dal rapporto Nomisma, del 22%”.
In Francia l’export di Mozzarella di Bufala Campana DOP ha superato le vendite di alcuni tra i più prestigiosi formaggi francesi. Mentre in Italia sei persone su 10 mangiano questo prodotto e credono nella qualità e nel marchio consortile come primo elemento di acquisto.
Il presidente del consorzio, Domenico Raimondo, ha analizzato i contenuti del rapporto Nomisma evidenziando una contraddizione: “Numeri che mettono in risalto una crescita importante ma l’aumento dei costi energetici, del packaging, della logistica stanno impoverendo le nostre aziende produttrici e questo non va affatto bene. È necessario cambiare le regole, ad esempio, nella grande distribuzione che ci chiede di non aumentare il prezzo mantenendo alta la qualità”.
E sulla qualità è intervenuto anche il direttore generale del consorzio, Pier Maria Saccani: “Con l’Osservatorio vogliamo dare uno strumento utile ai nostri produttori per approcciare il mercato partendo da un dato: noi vogliamo fare qualità e non quantità. E la qualità deve essere pagata. Sempre! Il consumatore ci premia per questo e noi dobbiamo spiegargli cosa significa produrre Mozzarella di Bufala Campana, quali investimenti facciamo per migliorare ogni giorno, quanta formazione è necessaria oggi rispetto a un tempo in cui si faceva così per tradizione tramandata. Tutte cose che hanno un costo che il mercato deve rispettare”.
È stimolante l’impegno intrapreso dal Consorzio e noi lo seguiremo per dare sempre un’informazione corretta.