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Una crescita del 22% per la Mozzarella di Bufala Campana DOP

31/01/2023

Una crescita del 22% per la Mozzarella di Bufala Campana DOP

Il bufalo fu addomesticato in Mesopotamia intorno al 3.000 a.C.; un animale tropicale sensibile al calore ed è per questo che si immerge nell’acqua per rinfrescarsi. Arrivò in Medio Oriente intorno al 700 d.C. e nel Medioevo era presente in Europa, più precisamente nella Campania Felix dove le bufale cominciarono a fornire il latte; un latte molto più ricco di quello di mucca e fi da lì che iniziò la produzione di mozzarella che, oggi, è uno dei 10 prodotti DOP italiani più venduti.

 

Un risultato dovuto alla capacità del Consorzio di tutela Mozzarella di Bufala Campana DOP che, in questi anni, ha dato vita a politiche strategiche che hanno compattato l’intera filiera. 

I numeri parlano chiaro e, da oggi, ancor di più grazie alla scelta del Consorzio di dar vita al primo Osservatorio Economico sulla filiera della Mozzarella di Bufala Campana Dop che è stato presentato a Milano in questi giorni.

L’Osservatorio si avvale di un autorevole partner – Nomisma – e Denis Pantini, il responsabile del settore agroalimentare della società di ricerca, ha presentato i primi risultati dell’Osservatorio al convegno coordinato dal direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini.

Denis Pantini, responsabile settore agroalimentare NomismaDenis Pantini, responsabile settore agroalimentare Nomisma

I numeri della filiera 

Un export di circa 60 miliardi di euro, questo è il valore stimato dell’agroalimentare italiano, con un italian sounding di circa 90 miliardi.

“Questo dato ci deve far riflettere in due direzioni – ha detto il ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, intervenendo al convegno – perché dimostra quanto appeal hanno i nostri prodotti alimentari nel mondo e quanto dobbiamo ancora fare per cambiare lo stato delle cose. Abbiamo raddoppiato il nucleo dei Nas, stiamo ragionando con altre nazioni per creare campagne di informazione per i loro cittadini affinché non si lascino abbindolare da prodotti che di italiano non hanno nulla. E iniziative come questa servono anche per raccontare al mondo cosa vuol dire filiera, l’importanza che ha in termini di unicità”.

 

Altri numeri sono quelli indicati nel primo rapporto dell’Osservatorio enunciati da Denis Pantini: 1201 allevamenti di bufale, 91 caseifici nella zona DOP, 55.814 tonnellate di Mozzarella di Bufala Campana prodotte nel 2022, con una crescita negli ultimi cinque anni, pari al 22%, rispetto a quella del 10% di formaggi DOP italiani.

 

E ancora: 306.908 tonnellate di latte di bufala derivate dai 374.297 capi bufalini allevati nell’areale DOP; il 53,4% dei caseifici ha realizzato, negli ultimi tre anni, investimenti ambientali e tecnologici in azienda per migliorare qualità del territorio, della produzione e del lavoro. 

Domenico Raimondo, presidente del Consorzio Mozzarella di Bufala Campana DOP, Fabio Tamburini, direttore del Sole 24 Ore, Annalisa Areni, capo delle strategie UnicreditDomenico Raimondo, presidente del Consorzio Mozzarella di Bufala Campana DOP, Fabio Tamburini, direttore del Sole 24 Ore, Annalisa Areni, capo delle strategie Unicredit

Un altro dato è quello fornito da Annalisa Areni, capo delle strategie di Unicredit: “Tre numeri. L’intera filiera lattiero-casearia italiana pesa per il 14% sull’intero sistema agroalimentare; all’interno di questa filiera il 57% deriva dai marchi DOP, tra cui la Mozzarella di Bufala Campana che ha avuto una crescita significativa, come si vede dal rapporto Nomisma, del 22%”. 

 

In Francia l’export di Mozzarella di Bufala Campana DOP ha superato le vendite di alcuni tra i più prestigiosi formaggi francesi. Mentre in Italia sei persone su 10 mangiano questo prodotto e credono nella qualità e nel marchio consortile come primo elemento di acquisto.

 

 

Il presidente del consorzio, Domenico Raimondo, ha analizzato i contenuti del rapporto Nomisma evidenziando una contraddizione: “Numeri che mettono in risalto una crescita importante ma l’aumento dei costi energetici, del packaging, della logistica stanno impoverendo le nostre aziende produttrici e questo non va affatto bene. È necessario cambiare le regole, ad esempio, nella grande distribuzione che ci chiede di non aumentare il prezzo mantenendo alta la qualità”.

 

E sulla qualità è intervenuto anche il direttore generale del consorzio, Pier Maria Saccani: “Con l’Osservatorio vogliamo dare uno strumento utile ai nostri produttori per approcciare il mercato partendo da un dato: noi vogliamo fare qualità e non quantità. E la qualità deve essere pagata. Sempre! Il consumatore ci premia per questo e noi dobbiamo spiegargli cosa significa produrre Mozzarella di Bufala Campana, quali investimenti facciamo per migliorare ogni giorno, quanta formazione è necessaria oggi rispetto a un tempo in cui si faceva così per tradizione tramandata. Tutte cose che hanno un costo che il mercato deve rispettare”.

 

È stimolante l’impegno intrapreso dal Consorzio e noi lo seguiremo per dare sempre un’informazione corretta.

a cura di

Luigi Franchi

La passione per la ristorazione è avvenuta facendo il fotografo nei primi anni ’90. Lì conobbe ed ebbe la stima di Gino Veronelli, Franco Colombani e Antonio Santini. Quella stima lo ha accompagnato nel percorso per diventare giornalista e direttore di sala&cucina, magazine di accoglienza e ristorazione.
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