Quello che sta avvenendo nell’olio extravergine che si consuma in Italia ha dell’incredibile. La quantità di prodotto straniero, nel 2011, ha raggiunto il massimo storico di 584mila tonnellate superando il dato della produzione nazionale, che ha registrato una flessione a 483mila tonnellate (fonte Coldiretti).
L’Italia risulta essere addirittura il primo importatore mondiale di olio che proviene in primo luogo alla Spagna (per il 74%), poi dalla Grecia (per il 15%) e il 7% dalla Tunisia. Il fatto è che la maggioranza delle bottiglie di olio provengono da olive straniere senza che questo risulti sempre in modo evidente ai consumatori dall’etichetta, con una conseguente diffusione di truffe e contraffazioni.
Per questo per iniziativa di Coldiretti, Fondazione Symbola e Unaprol ieri a Roma è stata presentata una proposta di legge salva-olio made in Italy che propone scritte più grandi in etichetta che facilitino ai consumatori la lettura della provenienza di quanto portano in tavola e un test della verità probatorio per la classificazione delle caratteristiche qualitative. La proposta di intende tutelare i consumatori e una reale concorrenza tra le imprese, in grado di preservare l’autenticità del prodotto, la veridicità della provenienza territoriale e la trasparenza delle informazioni.
Le lettere della scritta dovranno avere un’altezza minima di 1,5 centimetri ed essere ben visibili rispetto al colore del fondo. Nel caso di miscele di oli di oliva estratti in un altro Stato membro o Paese terzo, la dicitura va preceduta dal termine «miscela», stampato in maniera ben evidente rispetto alle altre indicazioni.
Non potranno nemmeno essere registrati come marchi i loghi che ingannano il consumatore sulla provenienza geografica delle materie prime e quelli che omettono le indicazioni della zona di origine degli oli di oliva vergini per far credere che le olive utilizzate siano di provenienza diversa da quella effettiva. La proposta di legge prevede anche norme più restrittive nell’importazione e nella lavorazione di oli stranieri nel nostro paese che poi vengono riesportati in Paesi non comunitari.
Per garantire la qualità dell’olio d’oliva servito sulle tavole dei ristoranti è stato previsto anche un apposito tappo anti-rabbocco, per evitare il rischio che la bottiglia di extravergine possa subire rabbocchi con prodotti diversi da quello originario.
“L’olio di oliva è un simbolo dei Made in Italy a tavola che significa anche e soprattutto territorio, cultura, salute e paesaggio al quale il Paese non può rinunciare se vuole tornare a crescere in modo sostenibile” ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel ricordare che in termini economici la mancata tutela del marchio Made in Italy costa all’Italia almeno 300mila nuovi posti di lavoro solo nell’agroalimentare e supera i cento miliardi all’anno di mancato fatturato. Le maglie larghe della legislazione nell’olio di oliva privano l’Italia di una importante leva competitiva, danneggiano le imprese e favoriscono la disinformazione dei cittadini senza dimenticare - continua Marini - gli evidenti problemi di tutela qualitativa e di sicurezza alimentare causati dalla contraffazione.
“Per far ripartire l’economia, nella crisi, bisogna puntare sui talenti italiani. Per l’olio – sottolinea Ermete Realacci, Presidente di Symbola - è necessario seguire la stessa strada che da anni è stata intrapresa con successo nel settore vinicolo. Puntare sulla qualità più che sulla quantità, sul legame con i territori e sulle eccellenze che questi custodiscono. E’ questa la via per essere più forti in Italia e nel mondo e per combattere anche la concorrenza sleale e le sofisticazioni che insidiano l’olio italiano e per garantire la sicurezza dei consumatori”.
Il sistema olivicolo – oleario italiano una grande biodiversità con una propensione per la qualità che ne hanno fatto un unicum nel panorama mondiale. Per questo va difeso con norme che assicurino trasparenza del mercato e correttezza nei confronti dei consumatori”. Lo afferma Massimo Gargano presidente di Unaprol.“Nella competizione globale – ha affermato – le imprese olivicole italiane hanno bisogno di recuperare come elemento di competitività il legame con il territorio e l’origine certa del prodotto. Un binomio indissolubile – ha poi aggiunto - che non può essere confuso sullo scaffale con la logica del discount e del tre x due. In quest’ottica – ha poi concluso Gargano - la nuova legge offre maggiori garanzie perché crea una barriera di anticorpi a favore delle imprese olivicole e offre alle aziende serie di questo settore l’opportunità di alimentare la catena del valore intorno al prodotto simbolo del made in Italy nel mondo”.