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Una targa, una pacca sulla spalla e via

28/09/2011

Una targa, una pacca sulla spalla e via
Se al posto dell’autocelebrazione Formigoni - Brambilla si fosse data la parola, anche solo per una battuta su cosa fa e dove va la ristorazione italiana, ai dieci cuochi premiati con targa la giornata dedicata a ristorazione e turismo dall’imponente titolo “L’arte della ristorazione protagonista dell’offerta turistica italiana” sarebbe stata una splendida occasione di confronto e insegnamento, che avrebbe compensato (almeno in parte) lo sbandierato e mancato Festival della ristorazione italiana, annunciato dal ministro al turismo Michela Vittoria Brambilla nel giugno scorso.
Invece una targa, una pacca sulla spalla e via ad Annie Féolde dell’Enoteca Pinchiorri, Livia Iaccarino del Don Alfonso 1890, Nadia e Antonio Santini del Pescatore (ad Antonio Santini doppia pacca sulla spalla per aver ritirato la targa in memoria di Franco Colombani del Sole di Maleo), Renata ed Ezio Santin dell’Antica Osteria del Ponte, Carlo Cracco dell’omonimo ristorante, Massimo Bottura dell’Osteria Francescana, Paolo Lopriore de Il Canto, Massimiliano Alajmo delle Calandre e Gualtiero Marchesi. Al maestro è andato un premio speciale: la targa “non d’argento, ma dorata” (sic), secondo le fedeli parole dello speaker della giornata.
Questa è la cronaca della parte conclusiva della giornata mondiale del turismo che si è svolta ieri al 31° piano del Pirellone di Giò Ponti. Ma, per fortuna, la politica (quella autocelebrativa) non è più di moda.
Infatti, nonostante la firma congiunta di un protocollo che sancisce “l’introduzione di regole di comportamento per la Ristorazione ai fini della valorizzazione turistica” tra il ministro Brambilla e il presidente FIPE Lino Stoppani tra flash e telecamere, quest’ultimo, nel successivo intervento dal palco, non ha mancato di mettere in evidenza le difficoltà congiunturali e strutturali del settore: “L’eccessivo liberismo che si è creato nel settore della ristorazione lo sta abbruttendo e banalizzando. Se negli altri stati europei servono dieci mesi e diverse verifiche prima di concedere una licenza di ristorazione, così importante anche per la salute stessa dei consumatori, da noi basta ormai poco per averla. – ha puntualizzato il presidente Fipe tra gli applausi dei colleghi – Così come è ora di mettere un freno all’abusivismo mascherato delle sagre. Oltre alle celebrazioni serve difendere il settore” ha concluso confidando nell’impegno dimostrato dal ministro Brambilla.
“L’Italia non è più il paese più bello del mondo!” Lo ha affermato Philippe Daverio nel suo intervento nel talk-show a cui hanno partecipato anche Gianluca Bisol, produttore di vini e fautore del progetto Venissa, Paolo Secondo, ristoratore italiano a New York, e l’astronauta Paolo Nespoli.
“Il paese, che 100 anni fa era la prima meta turistica al mondo per gli stranieri, è molto molto molto meno bello. Si prova la sensazione antiestetica più forte al mondo. – ha proseguito il critico d’arte – Però è diventato il paese più buono del mondo, trasformando alimenti poveri in formidabili piatti che i cuochi italiani sanno progettare. Hanno capito cos’è la creatività, non per difenderne solo la tradizione ma capendo cosa vuol dire inventare.”
Daverio ha concluso il suo intervento invocando il valore “di un turismo fatto da chi sta dentro”, dagli italiani che conoscono e capiscono il cibo perché rappresenta il linguaggio comune.
Tra i fattori che affermano il ruolo primario del turismo, il ministro Brambilla ne ha elencati tre: l’attività produttiva con un segno più; il fatto che siamo il paese più bello del mondo; il grande lavoro svolto dal ministero del Turismo  “voluto e istituito dal presidente del consiglio”, che assolve al compito di portare a sistema il settore.
"Ristorazione è turismo. Innalzare la qualità dei servizi di ristorazione significa dunque innalzare la qualità della nostra offerta turistica” ha affermato il ministro al momento della firma del protocollo con FIPE.
Si tratta di semplici regole che gli operatori potranno adottare segnalando l'avvenuta adesione con un marchio in vetrina: dalla valorizzazione del 'prodotto Italia' agli occhi dei turisti stranieri, all'informazione chiara ed obiettiva sui prezzi, alla disponibilità di menu almeno bilingui (italiano-inglese), alle informazioni sugli ingredienti, sulla preparazione, sulle tradizioni gastronomiche, fino ad iniziative che consentano ai clienti di esprimere la propria soddisfazione o le proprie critiche.
Chi rispetta queste regole potrà segnalarsi attraverso un marchio da esporre nel suo locale. Tutto ciò che sta scritto nel protocollo è buona cosa. Ma, per favore, andiamo oltre alla istituzione di un nuovo ennesimo marchio di qualità e alle targhe dorate.

Luigi Franchi

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