5.100 cooperative attive, 720.000 produttori associati, 90.000 addetti, 32 miliardi di euro di fatturato. Complessivamente la cooperazione esprime il 24% circa del fatturato dell’agroalimentare italiano, con propri approvvigionamenti (conferimenti e acquisti) in un ambito quasi esclusivamente italiano (71% locale e 26% nazionale).
Con questi numeri, che rappresentano la quota del sistema agroalimentare all’interno dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, ieri a Bologna “la cooperazione agroalimentare ha dato vita concreta ad un evento straordinario: un grande processo di semplificazione della rappresentanza. Ci siamo dati degli obiettivi concreti piuttosto di decidere di rincorrere la supremazia di una bandiera sulle altre”. Lo ha affermato Maurizio Gardini, presidente di Fedagri-Confcooperative, nel corso del suo intervento alla prima assemblea unitaria delle centrali cooperative (Fedagri-Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Agci Agrital).
Negli ultimi 5 anni la cooperazione ha realizzato oltre 200 fusioni societarie e costituito 30 nuovi Consorzi di secondo grado.
“E' il segno concreto della nostra volontà di razionalizzare il tessuto cooperativo – ha sottolineato il presidente di Legacoop Agroalimentare, Giovanni Luppi – ma potremmo fare di più e più velocemente se ci fossero adeguate misure fiscali per favorire i processi di concentrazione tra cooperative”.
E proprio da questa analisi sono emerse le 30 proposte che il sistema cooperativo ha presentato ieri alle istituzioni e organizzazioni presenti e che traccerà il percorso per favorire lo sviluppo di quell’agricoltura che si connota sempre più come parte sana del Paese, in grado di generare una crescita senza spese superflue, puntando sul proprio patrimonio. Ovvero, l’antica saggezza contadina, per fortuna non ancora scomparsa.
Anzi, stando alla recente indagine di Nomisma, presentata pochi giorni fa all’assemblea dei giovani agricoltori di Cobfagricoltura (ANGA), emerge come l'agricoltura italiana saprà competere a livello internazionale se si favorirà il passaggio generazionale verso i nuovi imprenditori, più preparati, più innovativi e più attenti alla qualità delle produzioni. Le imprese agricole oggetto dell'indagine di Nomisma sono condotte da capiazienda con un alto grado di istruzione: il 47,8% degli intervistati è laureato (11,6% in agraria/veterinaria); quasi il 60% dei giovani agricoltori realizza produzioni certificate (bio, Dop/Igp, lotta integrata, per private label, etc.). Si tratta di aziende propense all'innovazione.
“Con la costituzione dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, le nostre Organizzazioni hanno intrapreso un cammino comune per costruire un soggetto unico in grado di dare maggiore impulso alla realtà che rappresentiamo come, del resto, avviene storicamente in Europa – ha affermato Giampaolo Buonfiglio, presidente di Agci Agrital. La cooperazione, insomma, vuole fare la propria parte nell’ineludibile processo di semplificazione della rappresentanza al fine di dare risposte efficaci ai problemi che le trasformazioni economiche ed istituzionali del Paese, dell’Europa e del mondo impongono”.
Un nuovo modo di affrontare mercati e futuro, di tutelare la terra e le sue produzioni, di creare quel percorso di filiera che può vincere solo se improntato alla massima trasparenza e informazione verso il consumatore. Questa è la strada e ben venga un sistema cooperativo che decide di continuare, con maggior forza, il cammino.
Guido Parri
Leggete le 30 proposte.