Quando la finiremo di decidere le cose in casa nostra, dimenticandoci che siamo europei e che le norme vanno discusse in sede comunitaria?
Riassumiamo la questione sull’indicazione di origine degli alimenti in etichetta sulla quale il dibattito è ancora aperto. Nei giorni scorsi il ministro alle Politiche Agricole Saverio Romano ha presentato un decreto, prossimo alla firma, che prevede che l’origine debba essere indicata nello stesso campo visivo e in prossimità della denominazione di vendita definendo anche le dimensioni minime dei caratteri, ovvero 2 mm (leggete
qua altrimenti).
Il provvedimento, che riguarda in particolare alcuni prodotti quali olio di oliva, carni bovine e di pollame (solo provenienti da paesi terzi), miele, latte fresco, passata di pomodoro, ha riscosso inizialmente giudizi positivi, a cominciare da Coldiretti, Confagricoltura e altre associazioni di categoria.
Più moderata la posizione della CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) che, pur giudicando positivamente le due novità contenute nel decreto ministeriale, invita a proseguire la battaglia in sede comunitaria e ancor di più quella di UnionAlimentari, unione nazionale della Piccola Media industria alimentare che, pur condividendo l’intento generale dell’iniziativa, esprime perplessità rispetto alla volontà di legiferare a livello nazionale su argomenti che sono oggetto di discussione e disposizioni comunitarie.
“La normativa infatti – secondo il giudizio della federazione – si discosta, sia per quanto riguarda le altezze minime, sia per il posizionamento dell’indicazione, dalla bozza di Regolamento Comunitario, in discussione da molti mesi a Bruxelles, che dovrebbe ridefinire in ambito comunitario e quindi in tutti gli stati membri la disciplina relativa all’etichettatura”.
“Agire a livello nazionale – insistono in casa UnionAlimentari – significa introdurre disposizioni che interessano solamente le aziende italiane, ma non quelle comunitarie che commercializzano in Italia e che non possono essere obbligate a seguire i dettami del decreto, con una conseguente riduzione di competitività per le aziende del nostro paese”.
Con l’ulteriore rischio di ingenerare confusione tra i consumatori, se manca uniformità tra le aziende europee e quindi resta il problema di non avere un riferimento chiaro e coerente che soddisfi l’esigenza di informazione per tutti i prodotti a scaffale.
Come spiega il Presidente di UnionAlimentari, Renato Bonaglia, “Legiferare a livello nazionale in materia di etichettatura diviene controproducente per le aziende italiane, che devono rispettare normative che i concorrenti europei, operanti in Italia, non sono obbligati a seguire. Per giungere all’obiettivo di tutela e di informazione del consumatore, enunciato nel preambolo del decreto e assolutamente condivisibile, occorre agire in ambito della normativa europea. Altre soluzioni rischiano di divenire un ostacolo alla libera concorrenza e un handicap per le aziende italiane. Lo sforzo delle istituzioni italiane dovrebbe quindi concentrarsi in ambito europeo, al fine di condizionare maggiormente la normativa comunitaria, in modo che possa divenire uno strumento per facilitare lo scambio intracomunitario delle merci, contrastando fermamente le iniziative legislative dei singoli stati che si discostano dalla normativa europea”.
Per fare chiarezza sull’etichettatura alimentare, UnionAlimentari ha organizzato un seminario con l'obiettivo di fornire l'esatto approccio nella redazione delle etichette dei prodotti alimentari.
Relatore del seminario sarà l'Avv. Giuseppe Durazzo, giurista esperto in legislazione alimentare e comunitaria ed esperto della Commissione europea in legislazione degli alimenti, oltre che membro della Commissione Unica per la Dietetica e la nutrizione, istituita presso il Ministero della Salute.
Il seminario si terrà presso Confapi Ancona , in Via T. Edison, 1 a OSIMO (AN), martedì 5 luglio 2011 dalle ore 14:00.
Per iscrizioni e informazioni:
http://www.unionalimentari.com/