Presidente, ci tratteggia una sorta di fotografia della ristorazione abruzzese prima del Covid?
“Nel 2019 i ristoranti in Abruzzo risultavano 4.169, con un forte incremento nelle province di Pescara e Teramo, caratterizzate da una cucina creativa, mentre la ristorazione delle province di L’Aquila e Chieti evidenziano un’offerta ristorativa più tradizionale. Sono presenti sei ristoranti insigniti di una stella Michelin e il tre stelle del ristorante Reale Casadonna dello chef Niko Romito. In questo scenario l’Abruzzo si classifica, per numero di ristoranti, all’undicesimo posto a livello nazionale con un aumento del 26,3% rispetto al 2017. In tutta la regione ma soprattutto nella città di Pescara, si registra un ampio fenomeno di aperture di nuovi ristoranti, che seppur di piccole dimensioni e a gestione familiare, caratteristiche queste dei ristoranti abruzzesi, si presentano con un’offerta gastronomica incentrata sulla qualità, la ricercatezza e la contemporaneità. Da oltre un decennio la ristorazione abruzzese è in forte evoluzione e con molta dinamicità, al passo con le più rinomate realtà gastronomiche italiane. Tutto ciò grazie a due fenomeni: il primo è che storiche attività ristorative si sono sapute rinnovare affidando, in molti casi, la guida della cucina e della sala ai figli, e il secondo è rappresentato da una giovane generazione di cuochi trentenni, che spesso sono diventati anche ristoratori, dalle spiccate doti creative e dalla meticolosa professionalità. Tutto ciò è avvalorato anche dall’alto numero di Istituti alberghieri, ben sette, oltre a diversi centri di formazione privati, il tutto su una popolazione regionale di appena 1.294.000 abitanti”.