1 ettaro la superficie media di ogni azienda, ma l’unione fa la forza
I produttori aderenti al Consorzio sono uniti e compatti nel perseguire questi obiettivi che comprendono la valorizzazione del territorio e della fatica delle sue genti. È il caso della tenuta Alois Lageder, alla sesta generazione, che, fondata nel primo ‘800, dagli anni novanta produce con metodi biologici e biodinamici e nel suo ristorante utilizza esclusivamente prodotti di agricoltori locali aderenti alla filosofia dell’azienda; sono nella mente di Cantina Merano che nasce nel 2010 dalla fusione di due storiche cantine vinicole meranesi: la Cantina Vini Merano e la Cantina Burggräfler; li ritroviamo nella mission di Cantina Produttori San Paolo generata dall’unione di 36 contadini della zona di Appiano che puntano con identità precisa a esprimere il loro terroir; e poi nella storia di Tenuta Castel Sallegg col suo nobile retaggio e 30 ettari presso il lago di Caldaro; fino ad arrivare nella valle dell’Isarco dove cantine come Taschlerhof e Köfererhol operano in armonia con la natura, tra giornate soleggiate e notti fresche, per produrre vini minerali, di carattere.
È la peculiarità che troviamo nella filosofia di Colterenzio che, a sud di Bolzano è una delle cantine più giovani dell’Alto Adige ma unisce ben 300 famiglie. Sono i principi che animano Peter Zemmer nella sua Tenuta alle porte di Bolzano e Hans Terzer di Cantina S. Michele Appiano che afferma: “L’Alto Adige ha saputo, negli anni novanta e primi duemila, quando tutti cercavano vini rossi, convertire la sua produzione nei vini bianchi. Con coraggio, abbiamo fatto fronte alla concorrenza nazionale e internazionale e applicato le nostre conoscenze per valutare i nostri territori e capire quali zone fossero vocate e a quali vini. È importante coltivare nel posto giusto e il contadino deve essere consapevole delle sue capacità non meno delle opportunità del mercato. È il caso del Pinot nero, per esempio, che è ideale nei nostri territori ma ha bisogno di molte cure in vigneto e in cantina, cosa che i nostri vignaioli sono bravissimi a fare”.
Infine, a rappresentare il territorio, è la testimonianza di un vitigno come la Schiava, autoctono, immancabile sulle tavole altoatesine; un vino ad ampia produzione, facile da capire, versatile, che ancora oggi, è il principale prodotto di Cantina Girlan che ne ha rivalutato e valorizzato le peculiarità. 200 famiglie di vignaioli, vigne centenarie e una tradizione che si rinnova per ridare pregio a un vino spesso sottovalutato eppure testimone di cura e attenzione alla sostenibilità.