Parallelamente un altro rito simile era legato alla mietitura, quello della "Madre del Grano". Come documentato tra gli altri dagli antropologi Alberto Cirese e Vito Teti, al termine della mietitura l'ultimo covone di grano diveniva una personificazione della fertilità e dell'abbondanza, la "Madre del Grano" appunto. Essa era considerata la custode della forza vitale del cereale, quindi la garanzia di buoni raccolti futuri. Lasciare intatto l'ultimo covone, o conservarlo con reverenza, significava dunque propiziarsi la benevolenza della terra e assicurare la continuità del ciclo agrario. In alcune regioni, come testimonia Giovanni Bronzini per la Puglia, questo covone veniva addirittura ornato e portato in processione. Riti che svelano come le antiche usanze rurali fossero profondamente permeate da una visione animistica del mondo, dove ogni elemento naturale aveva una sua importanza e meritava rispetto. Non sarebbero certo usanze simili a tutelarci dal vino al metanolo o dalle storture che riguardano le farine raffinate, ma almeno allora c’era totale interesse nel conoscere a fondo cosa si dovesse o non dovesse fare per tutelare la propria salute e il futuro dell’ambiente. Risulta praticamente impossibile trovare un esempio “moderno” che possa inserirsi nello stesso solco e questo è decisamente un primo spunto di riflessione interessante.