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Vale un miliardo di euro l’export dei salumi italiani

08/04/2012

Vale un miliardo di euro l’export dei salumi italiani
Le cifre sono da record assoluto:  1 miliardo e 40 milioni di euro (+7%) per un totale di 138.000 tonnellate (+11%) sono i valori dell’export dei salumi italiani nel 2011.
“Negli ultimi 5 anni abbiamo vissuto due crisi profonde - ha dichiarato Lisa Ferrarini, Presidente di Assica - due crisi che ci hanno insegnato a guardare lontano, oltre i confini dell’Unione Europea. L’analisi dei dati suggerisce che di fronte alle difficoltà dell’Europa le nostre imprese hanno cercato spazi sui mercati più promettenti per potenziale di crescita demografica e di reddito e lo hanno fatto con successo. Purtroppo, però, i nostri sforzi da soli non bastano. L’esistenza di barriere veterinarie, che ci escludono totalmente da alcuni di questi mercati o circoscrivono ad alcune categorie la possibilità di inviare salumi, rappresenta un grosso limite al potenziale sviluppo del nostro settore e del nostro Paese. Rimuovere questi vincoli significa permettere la crescita del settore e con essa quella dell’occupazione e dello sviluppo del nostro territorio”.
Una considerazione amara, in un momento di grande enfasi per i risultati conseguiti, che la presidente di Assica ha fatto pochi giorni fa, nel corso di un’assemblea di fronte a produttori, tecnici e istituzioni. “Non vogliamo soldi ma efficaci soluzioni per risolvere problemi di limitazioni all’export dei salumi, della carne suina e degli altri prodotti freschi che ci provocano danni, ogni anno, per 250 milioni di Euro. Abbattere rapidamente queste barriere è fondamentale perché il tempo non è una variabile indipendente. Mentre le nostre aziende attendono i necessari provvedimenti, infatti, i concorrenti europei rafforzano i loro legami con i partner extra UE e guadagnano posizioni che saranno difficilmente recuperabili in futuro” ha continuato la Ferrarini.
Molto spesso, infatti, i Governi di Paesi terzi utilizzano le misure veterinarie per introdurre barriere commerciali. In questo contesto abbiamo purtroppo in Italia alcune Regioni dove la suinicoltura è marginale, in cui il livello di sicurezza veterinaria non è all’altezza delle Regioni ad alta vocazione e dei nostri partner comunitari.
Un esempio che può valere per tutti è quello degli Stati Uniti dove non è consentita l’esportazione dei prodotti a breve stagionatura come i salami, le coppe e le pancette ma solo l’invio dei prodotti cotti come la mortadella e il prosciutto cotto e i prosciutti crudi stagionati oltre 400 giorni, a partire dai Prosciutti Dop come il Prosciutto di Parma e il Prosciutto di San Daniele. La mancata vendita stimata è, solo per gli USA, di circa 2.000 tonnellate con un danno per le imprese di trasformazione che può essere quantificato in circa 18 milioni di euro ogni anno. A questo si aggiungono le limitazioni in importantissimi mercati come la Cina, l’Australia o la Corea del Sud.

Per saperne di più: www.assica.it
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