da sinistra: Gianni Pira, Valeria Piccini, Andrea Cecchi
Bontà a parte della ricetta, ciò che mi ha affascinato è stato osservarla, nella sua sicurezza professionale che non sovrasta mai la sua dote più evidente: la trasparenza dell’anima.
Lo avevo ben capito dalle parole che Niko Romito le dedica nel suo libro, Apparentemente semplice, in cui racconta quanto Valeria Piccini abbia influito sulla sua formazione.
Ne sono passati e ne passeranno tanti di giovani cuochi nelle cucine di Montemerano, per raccogliere quell’insegnamento che Valeria Piccini condivide partendo dal ricordo della sua formazione.
“Sono entrata in cucina, in modo ufficiale, nel 1978. Il ristorante era dei miei suoceri” ricorda Valeria Piccini.
Per scelta o per amore?
“Entrambe le motivazioni. Venivo da studi scientifici, ma la passione per la cucina aveva un posto nel mio cuore fin da piccola. Poi in quello spazio del cuore è entrato Maurizio, figlio di quel Caino Menichetti fondatore del ristorante, con cui mi sono sposata a 20 anni, abitando nella camera sopra al ristorante, e il cerchio si è chiuso nel modo più naturale”.