La valorizzazione passa per la cucina e la sala
L’altro progetto in cui si sta cimentando lo chef della Posa degli Agri è legato all’arte molitoria.
“Con Carla Favarin, titolare di Corte Assunta, un mulino a pietra che lavora grani antichi a Correzzola (PD), stiamo lavorando a nuovi formati di pasta. Una è la CalaMarata, ottenuta da farina di farro monococco locale a cui abbiamo dedicato un packaging originale, con la direzione artistica è di Davide Canton e le illustrazioni di mio fratello Loris” ci spiega Andrea.
La collaborazione con il produttore, in questo caso con Carla, inizia dall’ideazione del prodotto, passa per i test di riuscita e tenuta della pasta, ma poi sconfina anche nel lavoro attuato in cucina e nella sala del ristorante.
“Proponiamo questa pasta nel menu de La Posa degli Agri. La ultimiamo alla lampada, a tu per tu con il commensale, prendendoci il tempo per spiegare l’origine del cereale e il metodo di lavorazione. È una pasta grezza, che abbiniamo a un sugo alla busera: un accostamento inconsueto, che spiazza un po’ il cliente, ma poi rimane impresso sia per il gusto inatteso sia per l’abbinamento centrato. Per veicolare questo prodotto abbiamo creato anche una linea di sughi ottenuti da volatili da cortile, tra cui il ragù di faraona. La grafica richiama il piumaggio di questo volatile… stupenda! Al di là dell’estetica, ha una funzione comunicativa: deve rimanere impresso. Il lavoro per valorizzare il territorio, nel profondo, cioè per far sì che certe pratiche diventino abitudini, che le risorse e le eccellenze locali entrino davvero nelle case, è lungo. Chi lavora con il cibo, chi lo cucina e chi lo serve, ha l’opportunità di attuarlo con tantissimi strumenti e veicolarlo con altrettanti formati di racconto”.