Mancano poche ore alla chiusura dell’Anteprima Amarone 2011 tenutasi come sempre, nel prestigioso e bellissimo Palazzo della Gran Guardia a Verona, con 64 cantine partecipanti. Nelle due giornate - 31 Gennaio e 1° Febbraio - le porte del palazzo si sono aperte ai giornalisti e al pubblico. Nella giornata del 31 si è tenuto un dibattito dove il tema è stato: il territorio Valpolicella, la promozione, l’importanza di questo stupendo vino Italiano che, dalla vendemmia 2010, si avvale della DOCG.
A seguire l’apertura dei banchi d’assaggio prima per la stampa, successivamente per il pubblico. Molti produttori hanno presentato la prova botte 2011, mentre altri avevano già in bottiglia da qualche mese quest’annata. Quasi tutti oltre il campione da botte hanno portato un’annata a scelta, per far capire meglio al cliente le differenze.
Tanti campioni da botte 2011, sono risultati scomposti con note fruttate strane, dai profumi non ben definiti che solo il tempo assesterà e smusserà amalgamando il tutto una volta imbottigliato il vino. Sta all’intenditore capire l’evoluzione dell’Amarone con il passare degli anni. Per citare qualche nome (parlando naturalmente dell’annata 2011), molto interessante la Cantina Corte San Benedetto dei Fratelli Lavarini, come sempre molto bravi a rispecchiare in bottiglia il territorio e l’eleganza dei propri vini. Altra cantina da non perdere Cà La Bionda, che oltre alla botte 2011, ha portato uno stupendo Amarone 2004 ancora freschissimo come se il tempo non l’avesse sfiorato per niente. Sul biologico segnaliamo La Dama, partita solo nel 2007, con l’enologo Gabriele Dalcanale molto preciso e sicuro della strada che sta percorrendo, non facile quando si producono vini biologici, buono e pulitissimo il suo 2010.
Ancora la cantina Corte Figaretto, nel cuore della Valpantena e unico Cru di tutta la Valpolicella, buona la sua prova botte 2011, sicuramente da interpretare e valutare meglio tra 5/6 mesi. Elegante e ambizioso l’Amarone della Cantina Secondo Marco, emerge come sempre la mano dell’enologo Marco Speri.
Mario Zuffada