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Vicolo della Neve

04/07/2024

Vicolo della Neve

Un luogo di ritrovo, oltre che di ristoro. Sarà per questo che i salernitani non si sono mai arresi alla chiusura del Vicolo della Neve, avvenuta tre anni fa. Difatti, in poco tempo, tre giovani imprenditori della ristorazione hanno raccolto l’eredità di Matteo Bonavita, che lo ha gestito per sessant'anni fino al Covid, e lo hanno riaperto.

Fiorenzo Benvenuto, Gerardo Ferrari e Marco Laudato, già impegnati con il ristorante giapponese Umi, la Torre La Crestarella e l’enoteca Uve Nude, non hanno voluto pensarci a lungo. Un’eredità così importante li avrebbe anche potuti spaventare, ma il Vicolo della Neve oggi è rispettoso della sua storia e al contempo non teme le evoluzioni necessarie.

Volevamo dare nuova vita alla storia e restituire alla città un luogo che significa molto per tutta la comunità, non soltanto dal punto di vista gastronomico”, hanno spiegato.

Laudato, Benvenuto, FerrariLaudato, Benvenuto, Ferrari

La storia del Vicolo della Neve

Le date si rincorrono, c’è chi ritiene abbia aperto nel 1870, chi nei primi anni del Novecento. Resta il fatto che il Vicolo della Neve, trattoria e pizzeria tradizionale salernitana, risulta essere il ristorante più longevo e più antico della città.
In origine un forno, all’interno del quale cominciarono a servire vino e a preparare primi piatti riscaldati nel forno per i viandanti.
Un luogo in cui ci si “ristorava”, che con gli anni si è trasformato in punto di riferimento per intellettuali e artisti. Alfonso Gatto, indimenticato poeta salernitano, gli dedicò una poesia, ancora godibile è l’affresco alle pareti del pittore Clemente Tafuri. Amavano frequentarlo, tra gli altri, anche Eduardo De Filippo, Alberto Sordi, Enrico Caruso.

Le tracce della storicità del luogo si ritrovano ovunque. Nelle colonne e nelle decorazioni probabilmente ritrovate quando fu costruito il palazzo (a pochi metri, molti anni dopo, è stata ritrovata una domus di epoca romana), così come nell’antico frigorifero in legno ancora perfettamente funzionante. 
In quel Vicolo, denominato così perché si caratterizzava per ospitare delle neviere urbane sotterranee, un tempo si raccoglieva la neve prelevata dai monti che si utilizzava per vendere ghiaccio.

Dettaglio dipinto su parete di Clemente TafuriDettaglio dipinto su parete di Clemente Tafuri
Alici indorate e fritteAlici indorate e fritte

La cucina del Vicolo della Neve

La cucina salernitana, sostanzialmente partenopea, gode delle influenze e delle varianti date dalle regioni meridionali limitrofe. È in questo miscuglio di gusti ed abitudini che si colloca con la sua cucina godereccia, tutto sommato semplice ed attenta al mondo contadino.

Ad aver dato preziosi consigli allo chef Marco Laudato è stata la nonna Maria Caputo, con cui sono state rimesse a punto tutte le ricette che hanno fatto la storia di questo locale.
Il piatto salernitano per eccellenza, la milza ripiena, ma anche il baccalà, la pasta e fagioli, i peperoni imbottiti, la ciambotta, le alici indorate e fritte, la parmigiana di melanzane, le polpette di pane al pomodoro, i peperoni ripieni, la pizza e i calzoni: questi i capisaldi del menù.

Manterremo la tradizione seppure integreremo alcuni piatti in base alla stagionalità. Dare nuovamente vita al menù del Vicolo della neve rappresenta una grande scommessa, ma anche una grande responsabilità per cui lavoreremo sodo”.



Vicolo della Neve

Vicolo della Neve, 24

089.7012684

Aperto tutti i giorni, a pranzo e a cena

a cura di

Antonella Petitti

Giornalista, autrice e sommelier. Collabora con diverse testate, tra radio, web e carta stampata. Ama declinare la sua passione per il cibo e i viaggi senza dimenticare la sostenibilità. Sempre più “foodtrotter” è convinta che non v’è cibo senza territorio e viceversa.

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