Chissà qual è la musica preferita di
Roberta Macario, amministratore delegato di
Vignenote, l’azienda franciacortina che ha fatto della musica il fil rouge che lega tutto il progetto aziendale.
Si arriva all’azienda, a
Timoline di Cortefranca (BS), dopo aver attraversato un paesaggio i cui vigneti sembrano disegnati esattamente come uno spartito: ciuffi ribelli di foglie di vite disegnano, nella linearità dei filari, ghiribizzi che assomigliano ad una serie di do minore e sol-fa in diesis.
Ed è qui che la prima persona che incontri risponde al nome di
Massimo Bettoni, di professione responsabile commerciale, di passione sassofonista. Poi, nell’ordine appaiono
Anna Bombardieri, donna marketing di sicura esperienza nel mondo del vino, i giovani enologi
Caterina Boni e Mattia Piva, l’altrettanto giovane chef
Paolo Radici e, infine, l’amministratore delegato
Roberta Macario. Tutti fortemente motivati a far crescere il progetto e il gruppo.
“Cercavamo un modo per rafforzare la nostra identità e abbiamo scoperto che la musica ci univa - racconta Massimo Bettoni - da lì la decisione di realizzare le prime etichette con il disegno di uno spartito, ma anche la scelta di giocare su un nome composto che ha poi generato il marchio Vignenote”.
L’etichetta non ha più lo spartito ma è diventata uno splendido ovale dal sapore botticelliano con cui l’azienda ha vinto un premio internazionale all’
International Wine Label Design Competition 2011 in California. Sotto l’etichetta cinque tipologie di Franciacorta:
il Pas Dosé, una cuveé creata dopo 8 mesi di vinificazioni separate, in tini di acciaio e barriques di rovere, di Chardonnay al 60% e Pinot Nero al 40%; il
Brut, piacevolmente morbido con una percentuale di Chardonnay al 90% e Pinot Nero al 10%; il
Satén, 100% Chardonnay, un vino che regge tutto il pasto senza cedimenti; l’
ExtraDry, anch’esso di solo Chardonnay ma dal carattere più deciso, splendido nell’accompagnare le conversazioni a fine pasto; il
Rosé, 80% Pinot Nero e restante quota di Chardonnay, che si presenta in una bottiglia trasparente adatta ad esaltarne la singolare sfumatura di colore.
Dove si bevono queste delizie del alato? “Nelle migliori enoteche, nei ristoranti di qualità che costellano l’Italia ma anche qui, a Borgo Santa Giulia” racconta
Roberta Macario mentre descrive l’altra parte del progetto: un relais di sette camere la cui impronta è di architettura pensata, cercata, voluta proprio da lei, che ospitano in prevalenza turisti stranieri. Il relais è inserito in una residenza rurale completamente ristrutturata che ospita anche spazi per meeting e un ristorante alla carta dove lo chef
Paolo Radici si discosta leggermente dall’offerta canonica di territorio, lavorando su materie prime apprezzate dal parterre internazionale che ha eletto il borgo a dimora per i giorni di relax.
Infine, per compensare il grigio delle lunghe serate invernali quelli di Vignenote si sono inventati il
Baccano delle Vigne, uno spazio ricavato dalle antiche cantine dove musica, finger food e i Franciacorta dell’azienda creano un’atmosfera di totale convivialità. Il gioco preferito, in quelle sere, è mettere in fila, condividendoli con gli altri tavoli, le capsule di Vignenote che portano impressa una nota musicale, per trovare quel motivetto che ci piace tanto…
Luigi Franchi